3 marzo 2015


Gestione dei rischi agricoli: cosa bolle in Parlamento per il futuro


Un anno devastante per l’agricoltura italiana il 2014. Dalla mosca dell’olivo alla Xylella fastidiosa con un crollo della produzione di extravergine in Puglia pari al 70%, dal cinipide delle castagne con danni oltre i 200 milioni al terribile coleottero Aethina Tumida con la flessione dei volumi del miele, dallo stillicidio dell’uva con la peronospera alla lingua blu che sta falcidiando gli allevamenti di ovini in Salento. Uno scenario devastante, come abbiamo illustrato nei post precedenti.
I ridotti indennizzi concessi a posteriori dagli enti attraverso il Fondo di solidarietà nazionale (FSN) non sono più sufficienti a risarcire le aziende delle perdite subite a causa delle fitopatie e degli eventi atmosferici avversi. Ancor meno a ristrutturare il loro potenziale produttivo. È perciò indispensabile che gli agricoltori ricorrano quanto più possibile a strumenti di gestione del rischio, in particolare al mercato assicurativo agevolato, al fine di assicurare il raccolto, gli animali e le piante per ottenere risarcimenti per perdite causate da avversità atmosferiche, epizoozie e fitopatie, infestazioni parassitarie ed emergenze ambientali.
Proprio per questo, sin dal 2013 i nostri Portavoce, si sono attivati in Commissione Agricoltura proponendo in una mozione di stabilire che il 5% delle risorse del primo pilastro della PAC fosse trasferito a valere sul piano nazionale per la gestione del rischio, a fronte del fabbisogno stimato pari a circa 220 milioni di euro riferito ad avversità ed epizoozie. Richiesta inascoltata dai governi Letta-Renzi. In seguito, il ministro Martina ha predisposto un programma operativo nazionale di sviluppo rurale (PSRN) per il periodo 2014-2020 che contiene, tra le altre cose, specifiche misure di gestione del rischio. Ma, per quanto concerne lo strumento di stabilizzazione del reddito, la previsione di un calo di reddito superiore al 30% del reddito medio annuo o triennale, come condizione base per poter accedere al risarcimento configura una soglia di perdita complessiva troppo elevata e tale da scoraggiare gli imprenditori agricoli a costituire tali fondi. I nostri portavoce hanno chiesto al Governo, con una risoluzione ad ottobre scorso, di intervenire in UE affinché i parametri possano essere rivisti così da agevolare l’accesso delle imprese ai nuovi strumenti di gestione delle crisi previsti dalla riforma della PAC. Hanno chiesto, inoltre, lo strumento della riassicurazione per favorire una diversificazione del mercato assicurativo agevolato, sia a livello territoriale sia settoriale, in modo da dare spazio all’attivazione da parte dei soggetti interessati dei fondi di mutualità che beneficeranno del contributo previsto dalla relativa misura del programma PSRN e a favorirne l’accesso dei vari produttori agricoli. Anche il fondo di mutualità compatibilmente con la relativa dotazione finanziaria, può rappresentare un utile strumento per gli agricoltori che subiscono danni. Infine, per le invasioni di parassiti non autoctoni, hanno chiesto al Governo di lavorare ad un piano con le Regioni, per la strutturazione di un sistema informatico che permetta agli agricoltori e allevatori il recepimento dell’alert in tempo utile. Chiedendo, poi, di rafforzare i controlli e di potenziare la ricerca ed il trasferimento delle competenze, in materia di tecniche di difesa.
Si attendono riscontro da Palazzo Chigi sebbene, vista la mazzata Imu per gli agricoltori per concedere 80 euro ai lavoratori dipendenti, è difficile ipotizzare un’attenzione particolare dal premier Renzi al primo settore.


Leggi i post precedenti:

- Polignano: la nevicata e i danni agricoli
- Danni agricoli: ecco le novità previste per il 2015 


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