Il 2014 è stato un anno infernale dal punto di vista dei danni all’agricoltura, non solo in Puglia ma in tutta Italia. La Coldiretti, non più tardi dello scorso novembre, aveva stimato in 2,5 miliardi di euro il conto per l’agricoltura nazionale: tra danni strutturali, calo produttivo, maggiori costi per la difesa delle colture e stravolgimento nei consumi. In Puglia, basti ricordare i casi della xylella e della mosca dell’olivo, delle alluvioni e trombe d’aria e, per concludere in bellezza, la nevicata di fine anno che ha imbiancato anche i campi a bassa quota. A Polignano la neve è oramai un lontano ricordo ed anche la conta dei danni sembra si sia già esaurita. A Palazzo di Città, dov’è tuttora disponibile l’apposita modulistica, sembrano essere arrivate non più di 5/6 segnalazioni. Il nostro paesino ha ormai un’importante copertura serricola, senza contare gli ombrai ed i tunnel per le colture orticole ma non tutte hanno subito danni irreversibili. Per giunta, le aziende hanno probabilmente imparato che quello dei rimborsi è oramai un miraggio e che, alla fine, devono cavarsela con le proprie forze, per chi ne ha ancora. Per l’alluvione del settembre 2006, ad esempio, i contribuiti arrivarono solo per una dozzina di aziende, le uniche ad aver superato le istruttorie di Comune e Provincia, per giunta dopo oltre 4 anni dalle piogge: aiuti economici che servirono a coprire a malapena il 10% dei danni riconosciuti. Ma come funziona il sistema italiano? Quella dei contributi ai danni agricoli è, purtroppo, una gestione farraginosa da riformare a livello nazionale, che è andata peggiorando con l’aumento degli eventi climatici avversi, mentre il Fondo di Solidarietà Nazionale (FSN) non è stato rimpinguato di pari passo. È importante ricordare che i produttori che non assicurano le proprie coltivazioni, in caso di danni, non possono più richiedere interventi compensativi. Al contrario, i danni causati alle strutture aziendali (muretti a secco, capannoni, serre), ed alle scorte immagazzinate, sono risarcibili con gli interventi compensativi, anche se non assicurati, ma perché questo avvenga il danno complessivo a livello di ogni Comune deve superare il 30%, rapportato alla produzione lorda vendibile del territorio interessato. Questa soglia del 30% deve, inoltre, essere raggiunta anche a livello di ogni singola azienda che chiede il contributo: solo in questo caso la Regione può far partire la richiesta dello ‘stato di calamità’ al Ministero. Cosa fare dunque con la nevicata di fine 2014? In questo caso la soglia non sembra esser stata raggiunta. Pertanto è molto improbabile che si riesca a far scattare la richiesta al Ministero dell’Agricoltura. Per questo, per il futuro ci sentiamo di consigliare alle aziende di assicurare le proprie produzioni e le strutture strategiche per la loro attività, pur sapendo che anche questo strumento deve essere migliorato a livello nazionale, perché ancora poco noto e non sempre possibile e conveniente.
Comunicato permanente alla partitocrazia: "In Natura e nella Storia tutto ha un inizio e tutto ha una fine. Voi siete la fine, noi siamo l'inizio, o almeno ci proviamo."