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8 febbraio 2012


Attenti, sta scoppiando una bolla...

In questo momento di mercato capire cosa è una bolla speculativa, come si forma e quali conseguenze potrebbe produrre è importante.
Esamineremo in dettaglio la bolla immobiliare, perché si tratta della più grande bolla speculativa mai avuta, e sarà probabilmente la più distruttiva.
L'esplosione delle bolle speculative è sempre un fenomeno traumatico per le società. Tensioni sociali, politiche ed economiche seguono sempre queste bolle e la ricchezza viene colpita in maniera pesante.
A circa 10 anni di distanza dall'esplosione della bolla delle dot com, stiamo assistendo allo scoppio della bolla immobiliare. Questo ha dell'incredibile ed è senza precedenti, perché non si sono mai avute due bolle in un lasso di tempo così ristretto.
Come possiamo accorgerci di essere in una bolla speculativa? Come si presentano e cosa ci possiamo aspettare quando scoppiano?
Le Banche Centrali come la FED o la BCE, notoriamente amano dichiarare che non si può riconoscerne una se non quando esplode. In realtà possiamo farlo, e la maniera è anche piuttosto semplice: una bolla esiste quando l'inflazione cresce più velocemente dei redditi.
Ci sono tre fattori che caratterizzano una bolla:
1) si autoalimenta in fase crescente, nel senso che i prezzi alti diventano la giustificazione per prezzi ancora più alti;
2) una volta che l'illusione svanisce, il gioco finisce di colpo;
3) è circa simmetrica nel tempo e nel prezzo, ovvero indipendentemente da quanto tempo serve per formare la bolla, il tempo per il suo rientro sarà più o meno lo stesso della sua formazione. I prezzi solitamente ritornano ai livelli pre-bolla, se non più bassi.

Torniamo a parlare specificamente della bolla immobiliare e cerchiamo di capire come si sia evoluta. In questo articolo faremo riferimento a grafici e dati relativi agli USA, ma in Europa e in Italia la situazione è analoga, ciò che differisce è solo la tempistica in quanto gli USA anticipano sempre di qualche anno qualsiasi situazione economica.
Tutto ha avuto inizio quando la gente ha cominciato a credere che una casa fosse automaticamente indice di ricchezza.
I valori di mercato quando sono gonfiati in maniera artificiosa (vedi finanza, borsa, ecc.), e non vengono rapportati ai valori reali ed al valore d'uso del bene, creano un livello virtuale dell'economia che è qualcosa che rassomiglia di più alla follia e non ha alcun riscontro con le esigenze della vita reale delle persone.
Questo grafico dei prezzi immobiliari corretti per l'inflazione, creato da Robert Shiller, rivela che tra il 1890 e il 1998, i prezzi hanno seguito strettamente il tasso d'inflazione.

 

Dal grafico si possono notare le due bolle del 1979 e del 1989 e come esse si siano evolute in modo simmetrico avendo prima una salita, un picco e poi una discesa che ha riportato i prezzi delle case al valore iniziale.
Se quelle che abbiamo appena citato, le abbiamo definite bolle immobiliari, il picco riportato sul grafico all'anno 2006 come lo dobbiamo definire?
Questa bolla immobiliare non ha precedenti storici ed è esageratamente sproporzionata rispetto a qualsiasi altra conosciuta in passato.
Storicamente non esiste nulla di simile, quindi non possiamo basarci su esperienze passate per prevedere i suoi effetti.
Guardando sempre questo grafico, qual è il punto in cui potremmo prevedere definire la fine di questa bolla?
La simmetria di cui parlavamo, suggerisce che la fine sarà più o meno intorno al 2015, mentre la storia suggerisce che i prezzi scenderanno circa del 50% in termini di valore reale.
L'altro modo di vedere ciò è in termini di sostenibilità. Nel lungo periodo è impossibile che il costo medio di una casa cresca più velocemente del reddito medio, perché le cifre che le persone possono permettersi di pagare determinano il limite dei prezzi delle case.
Il grafico seguente mette a confronto il reddito medio e il costo medio delle case. Dal 1999 si vede come essi si siano discostati di molto, ed anche questa volta, non abbiamo precedenti storici che ci possano aiutare.

Se ci basiamo sui soli redditi, di quanto dovrebbero calare i prezzi delle case per far ricongiungere queste due linee? La risposta è: del 34% - a livello nazionale - e ciò indica che c'è ancora molta strada da fare. Ma ciò non esclude che ci potrà essere un calo anche del 40-50%.
Potremmo anche stimare approssimativamente che i prezzi delle case toccheranno il fondo verso il 2013-2015.
Se però, nonostante questi grafici, abbiamo ancora dubbi, una riflessione importante da fare è in merito all'ultima manovra del governo Monti, la quale porterà un aumento del valore catastale degli immobili, sia uso abitazione che commerciali, nonostante tale valore, ad oggi, sia quasi il quadruplo di quello reale. Tradotto in altri termini: scoppio della bolla immobiliare, giusto epilogo di un paese da troppo tempo governato da palazzinari speculatori. Già nel 2012, grazie alle tasse sulla prima casa, sulle seconde (giustamente), l'aumento della disoccupazione e degli occupati a basso reddito, il prezzo degli immobili crollerà significativamente.

A questo punto potremmo essere tentati di dar la colpa alla bolla immobiliare per ciò che sta accadendo, tuttavia è importante ricordare che l'aumento drammatico dei prezzi delle case era di per sé solo un sintomo di una bolla creditizia fuori controllo che ha portato ad un massiccio aumento dei debiti.
Uscire da questa baldoria multigenerazionale a base di debito richiederà notevoli cambiamenti negli atteggiamenti e abitudini delle persone.
La ragione per cui ogni bolla, specialmente immobiliare come questa, è così distruttiva, risiede nella quantità di pessimi investimenti fatti durante il suo sviluppo. Troppe case sono state costruite, troppi centri commerciali, troppi appartamenti, e quasi tutti troppo grandi e in posizioni non adatte a un futuro di energia a caro prezzo.
Dispiace dirlo ma tutti quei milioni di euro sono stati buttati via e, ancora peggio, si è persa l'occasione di investire quei soldi in cose più necessarie.
Secondo Ludwig Von Mises, un economista austriaco: "Non c'è modo di evitare il collasso finale di una bolla prodotta da un'espansione del credito. L'alternativa riguarda solo se la crisi arriva presto, se vi è una rinuncia volontaria ad espandere ancora il credito, o se arriva più tardi, con la catastrofe totale del sistema monetario coinvolto".
Quindi, cosa dobbiamo aspettarci dallo scoppio di una bolla creditizia? Per farla semplice, ogni cosa che si sia alimentata e sia cresciuta grazie a credito facile, crollerà. In particolare le azioni finanziarie, i bonds di basso livello e naturalmente le proprietà immobiliari.
 
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27 gennaio 2012


Lo sciopero dei TIR, cogliamo l'occasione per...

...ripensare i nostri consumi in maniera intelligente, almeno alcuni. Lo sciopero dei TIR ci ha mostrato un Paese che con due giorni di blocco della circolazione delle merci è andato completamente in tilt.
Tutto il sistema di distribuzione del Paese, specialmente quello agroalimentare, si è bloccato, innescando psicosi e accaparramenti in particolar modo nelle grandi città.



I supermercati vuoti, i distributori senza benzina e il panico ancestrale della scarsità sono arrivati al massimo, invece è sicuramente possibile, almeno per i prodotti alimentari, reperirli a poca distanza, direttamente dai nostri produttori a prezzi più bassi, a basso impatto ambientale e spingendo verso una produzione più naturale.

In questa logica si muovono i Comuni più virtuosi, incentivando e promuovendo questo tipo di mercato, mentre da noi si lascia tutto alla deriva.

L'agricoltura, che è la spina dorsale di ogni economia, è stata oggetto negli ultimi 30 anni di un attacco che ha portato i nostri agricoltori ad un elevato livello di indebitamento.
Nel frattempo, la politica locale non ha affatto tutelato gli interessi degli agricoltori, ma al contrario ha contribuito a favorire questo meccanismo di produzione che oggi è arrivato al collasso.

Che cosa possiamo fare allora se non rimboccarci le maniche ed iniziare a svincolarci autonomamente da questo sistema?

Bisogna sempre e comunque ripartire dall'economia locale. Ricostruirla è importante per una serie di motivi che cercheremo di riassumere velocemente:
- costi crescenti dell’energia che impongono di ridurre i chilometri percorsi dalle persone e dalle merci;
- impossibilità di competere sul fronte prezzi con i nostri competitori asiatici, ma anche con molte delle imprese europee;
- porre un freno all’emorragia di ricchezza drenata costantemente da multinazionali e banche che impoverisce costantemente e irrimediabilmente il territorio;
- restituire potere di acquisto alle famiglie indebitate e ridare ossigeno alle imprese locali.


La situazione a Polignano, come nel resto d’Italia, sta diventando pesante, ai limiti della sostenibilità, sia per le famiglie che per le imprese.
La risposta è riattivare circuiti commerciali semplici, facendosi domande ogni volta che si acquista, sulla qualità, sulla provenienza, sul prezzo e la coerenza del prodotto rispetto alle nostre necessità reali. Questa logica estendendola a tutti gli acquisti, produrrebbe nelle nostre tasche più ricchezza di una finanziaria e farebbe tanto bene all'ambiente naturale.
C'è bisogno, dunque, di una vera e propria ricostruzione dell'agroalimentare, per evitare che il panzer della globalizzazione ci schiacci tutti.
Una politica seria dovrebbe spiegare alle imprese e alle persone che esiste una via d’uscita semplice, a costo irrisorio e attuabile immediatamente, in modo da aprire orizzonti nuovi rispetto a quelli che ci impone il sistema economico attuale.
Tra gli strumenti da utilizzare per attuare questi progetti ci potrebbero essere i cosiddetti Buoni Locali, già utilizzati dal M5S, che non sono creatori di debito, come il denaro cartaceo ed elettronico, ma, essendo gratuiti, aumentano il potere di acquisto delle famiglie. Circolando in un territorio limitato a fianco all’euro ed essendo in una percentuale variabile (10% minimo) del prezzo, consentono di far restare parte della ricchezza nel territorio, con vantaggi per tutti, persone e imprese.
L’obiettivo è quello di raggiungere il più possibile l’autosufficienza alimentare e la salubrità degli alimenti (senza OGM e utilizzo intensivo di fitofarmaci e fertilizzanti), creare mercato alle merci locali che, attraverso la riduzione delle filiere produttive e distributive, avranno anche un prezzo competitivo che soddisferà consumatori e produttori locali.
La circolazione delle merci può essere attuata utilizzando un brevetto di logistica satellitare che permette una riduzione dei costi di trasporto del 30-40% evitando che i mezzi circolino a metà carico o completamente scarichi come invece avviene oggi nel 40% dei casi. Il sistema viene messo a disposizione open source esattamente come tutto il know how relativo al progetto dei Buoni.
Un altro passo importante è quello di riunirsi in gruppi d'acquisto, in modo da ottenere merci e servizi a costi sempre più ridotti. Chi fosse interessato si può rivolgere a polignanorevolution@gmail.com
Tutte queste azioni vanno compiute per cercare di vivere in un mondo migliore dove l’altro non sia visto come un concorrente nemico, ma come un elemento importante che collabora per il benessere comune.
E’ ovvio che non possiamo aspettarci questo da una classe politica o finanziaria che ha ben altri scopi, quindi non resta che iniziare, come sempre, dal basso e fare da soli senza aspettare qualcosa che non arriverà mai.
Il tempo per agire non è molto perché la situazione generale sta precipitando, in quanto le condizioni economiche di famiglie ed imprese stanno arrivando alla soglia di rottura.
Un’ultima raccomandazione: non lasciamoci fuorviare dal battage mediatico che darà la colpa soltanto agli autotrasportatori, perché essi non sono altro che
l'anello esasperato di un'intera catena che non funziona, una catena che, dalle materie prime, alla produzione, alla distribuzione fino alla vendita, segue una logica folle (in questo manicomio succedono cose da pazzi, diceva il grande Totò). Si tratta però di follia lucida, perchè il tutto sembra organizzato per favorire i santuari del denaro e le sue vestali (multinazionali, banche, politica corrotta ed avvoltoi vari).

 
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31 ottobre 2011


Gli IGNAVI si evolvono

I cosiddetti IGNAVI sono una categoria di peccatori incontrati da Dante Alighieri nell'Antinferno .
Questi dannati sono coloro che, nella vita terrena non agirono né in direzione del bene né nel male , non osarono mai avere una propria idea, ma si adeguarono sempre ai flussi delle maggioranze.

Non a caso Dante definisce queste anime come coloro "che mai non fur vivi".
Traspare da queste parole il massimo disprezzo del poeta verso tali peccatori.
Non siamo certamente noi a stabilire cos'è il bene e cos'è il male e tanto meno vogliamo usare un linguaggio da predicatori idoneo ad altre epoche storiche. Abbiamo riportato il pensiero di Dante sull'ignavia, soltanto per rimarcare che la mancata partecipazione dei cittadini su problematiche che li riguardano, rallenta o affossa la possibilità di trasformazione della società.
Anche nel Medioevo schierarsi e partecipare alla vita del Comune erano considerate azioni fondamentali nella vita di un cittadino.


Siamo nel 2011 e gli IGNAVI non sono più quelli descritti dal Sommo Poeta, ma hanno subito una mutazione antropologica.
Non solo sono indifferenti a tutto, ma si adoperano con solerzia a rompere i c******i a chi sta faticando per produrre qualche cambiamento in positivo. Li potremmo definire IGNAVI EVOLUTI.
Ci rendiamo conto che molti ritengono che esista una via individuale alla soluzione dei propri problemi, senza capire che i suoi problemi sono anche quelli degli altri e si risolvono in maniera collettiva o semplicemente, non si risolvono.

Gli IGNAVI devono “portare il pane a casa”, non si espongono, non prendono mai posizione e si riconoscono dalle loro risposte.
Gli IGNAVI EVOLUTI (vedi sopra) non si limitano all'indifferenza, ma creano problemi in modo strumentale per portare acqua al proprio mulino. Si arrampicano sugli specchi e non danno mai una spiegazione consequenziale agli interlocutori.

Se dici loro che ti stai organizzando per rendere l'acqua un bene comune grazie ad una proposta di modifica allo statuto comunale, e che chiunque ha la volontà di farlo è ben accetto, loro ti rispondono: “Ma è solo un codicillo, non è importante e c'è il
referendum che ha abrogato le leggi in materia”.
Il referendum, però, ha creato un vuoto legislativo in cui gli ignavi sguazzano. Non pretendiamo di spostare gli altri sulle nostre posizioni, ma almeno seguano l'esempio di altri comuni (vedi Napoli) .





Esistono poi gli IGNAVI EVOLUTI ANONIMI BENALTRISTI che rispondono sistematicamente ad ogni questione che tu poni con un “c'è ben altro di importante da fare”.
Potremmo continuare per ore, ma ormai avete capito l'andamento delle discussioni con questi personaggi.

La pena del contrapasso per gli ignavi, non a caso, è seguire nudi un vessillo stracciato ed essere pungolati da mosche e vespe, poichè nella vita, non sono stati pungolati da niente. In poche parole, non hanno vissuto.

La pena per gli IGNAVI moderni è peggiore, ed applicata già in vita, non hanno più un futuro, non avranno la pensione, sono condannati a vivere sotto il peso di un enorme debito pubblico che loro non hanno creato, ma non hanno fatto nulla per opporsi.
Assistono ogni giorno alla cementificazione del loro territorio, vedono peggiorare inesorabilmente le loro condizioni di vita, ma non se ne curano. Nelle urne scelgono il meno peggio o vendono il loro voto al miglior offerente.

Per quanto tempo ancora???

Noi, con i nostri limiti e le nostre possibilità, ci proviamo, speriamo che qualche ignavo si risvegli ed abbia voglia di partecipare.

 
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21 settembre 2011


Al via la sperimentazione dell’idrogeno da fonti rinnovabili: Taranto città simbolo

Segui la diretta streaming dell'evento a partire dalle ore 10:00



Nel maggio 2005 fu organizzato a Taranto il primo convegno della nascente Università dell’Idrogeno. Il titolo era: "Dai combustibili fossili all’economia dell’idrogeno, Taranto città simbolo".
Ora, 6 anni dopo, la Fondazione H2U – The Hydrogen University, ormai convenzionata con tutte le Università di Puglia, lancia sempre da Taranto il primo esperimento concreto di economia dell’idrogeno fra la Puglia e la Campania, in collaborazione con i Comuni di Napoli e di Accadia.
Lo sviluppo rapido ma caotico delle energie rinnovabili in queste due regioni ha creato, a cavallo fra Puglia e Campania un vero e proprio "giacimento" di energie rinnovabili (eolico) non gestito dalla rete elettrica. Lo stesso problema si porrà presto anche in altre zone e anche in relazione al fotovoltaico, ma è già presente in maniera molto consistente nelle località indicate.
Si tratta del problema dell’accumulo dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, tipicamente discontinue, problema strategico se si pensa di sostituire seriamente i combustibili fossili.
Taranto è forse la città europea che emette più anidride carbonica ed è senz’altro fra le più colpite, in termini sanitari, dai vecchi combustibili fossili, carbone e petrolio.
Fra poco più di due mesi il Protocollo di Kyoto, mai decollato, non ci sarà più. Il nuovo accordo che dovrebbe sostituirlo, per ora, non c’è. Gli Stati del pianeta riconoscono che il problema del riscaldamento globale esiste, ma non fanno nulla per limitare drasticamente le emissioni di gas climalteranti.

 



Occorre far partire dalla cittadinanza le nuove tecnologie pulite, con l’ausilio dei Comuni che sono le istituzioni pubbliche più vicine ai cittadini.
Oggi i Comuni di Taranto, Napoli e Accadia avviano una importante sperimentazione con H2U, l’Università dell’Idrogeno, fra Puglia e Campania, per realizzare impianti, nel campo della mobilità e del patrimonio edilizio, totalmente puliti, basati sulle energie rinnovabili come fonte primaria e sull’idrogeno come accumulo e vettore di energia.
Il progetto operativo prevede di realizzare ad Accadia, Comune del Subappennino Dauno dove sono presenti numerosi parchi eolici e dove è presente energia di origine rinnovabile non gestita dalla rete elettrica, un impianto industriale per la produzione dell’idrogeno, in un edificio recintato messo a disposizione dal Comune situato in posizione strategica.
Questo idrogeno verrà utilizzato in due tipologie di impianti: il settore dei trasporti, a partire dal trasporto pubblico (e quindi distributore di idrogeno e veicoli quali autobus) e il settore stazionario, dove si tenderà a realizzare impianti collegati in isola secondo l’architettura della generazione distribuita e delle nuove reti intelligenti (smart grid). Il calore prodotto dai vari impianti sarà utilizzato in cogenerazione e trigenerazione.
Queste tipologie di impianti verranno realizzate ad Accadia (stazione degli autobus e un quartiere urbano), a Taranto (distributore di idrogeno in prossimità della Pineta comunale Cimino e isola centrata sulla Scuola Edile del quartiere Paolo VI), a Napoli (distributore d’idrogeno per autobus e generazione distribuita localizzata sugli impianti sportivi cittadini).
Queste attività saranno precedute da un Protocollo d’intesa, dalla realizzazione di un business plan, e avranno carattere sperimentale, con un periodo di sperimentazione di almeno 6 mesi. Altre città e territori potranno aggiungersi alla sperimentazione.
Nella stessa occasione la Fondazione H2U lancia H2 NET, società cooperativa per azioni gestita via Internet a cui tutti i cittadini potranno partecipare, allo scopo di realizzare il principio della autoproduzione dell’energia.
La cittadinanza di Taranto e quella di Napoli hanno molto sofferto a causa dell’inquinamento e dei rifiuti, ed è quindi molto opportuno avviare di qui la sperimentazione di nuove tecnologie ad emissioni zero.
Tutto questo avviene mentre il costo dei carburanti ha raggiunto il costo più elevato degli ultimi 27 anni, e una crisi economica strutturale colpisce l’intero occidente.
Le nazioni Mediterranee dovranno essere mantenute? E’ assurdo, basta guardare una cartina geografica tematica per comprendere che le energie rinnovabili, quelle della nuova economia, sono tutte qui. Da queste bisogna ripartire; dalle città più penalizzate, Taranto e Napoli, deve nascere la nuova economia dell’idrogeno. Il sud deve dimostrare le sue grandi potenzialità.

 
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29 agosto 2011


I Maya avevano ragione

Dopo aver spiegato le principali cause macroeconomiche che hanno portato all'attuale crisi, chiudiamo la nostra rubrica con quest'ultimo articolo in cui cercheremo di spiegare quali risvolti sociali avremo nel prossimo futuro.

Ci aspetta una medicina molto amara. Gli italiani non si immaginano minimamente che cosa li aspetterà al ritorno dalle vacanze. Si dovrà dire basta alla Sanità tutto gratis, ai piani di prepensionamento, al costante aumento dei costi della Pubblica Amministrazione.

Ci attende un pesante ridimensionamento del welfare e la possibilità di licenziamenti nella Pubblica Amministrazione.

Poi arriverà la mazzata dell'Agenzia delle Entrate. E cioè la patrimoniale e i prelievi coatti dai depositi. Aumenterà la tassazione dei rendimenti dei fondi pensione, entro l'anno sarà reintrodotta l'ICI sulla prima casa e una super-patrimoniale sulla seconda casa, e non si esclude anche un'imposta per tassare le giacenze liquide sui conti correnti.





Queste sono le parole di Eugenio Benetazzo, un noto economista che è riuscito a prevedere la crisi già nel 2005.

Come abbiamo capito quindi, siamo alla fine di un'epoca e questa è una cosa importante che è meglio sottolineare. La fine di un'era significa che entro breve, noi saremo coinvolti in un cambiamento di vita importante. Nel 2012 scadrà una mole di obbligazioni da rinnovare superiore circa 3 volte alla media degli ultimi anni. I Maya avevano ragione...



Ora se questo cambiamento noi lo assecondiamo e ci prepariamo, probabilmente riusciremo ad affrontarlo senza traumi.

La nostra società è strutturata in maniera sbagliata, le merci percorrono mediamente 5000 km (le nostre patate ad esempio vanno in Germania e poi ritornano), questo perché il sistema di oggi è basato su una economia che non ha più l'Uomo come punto cardine. Il sistema economico attuale sovrasta le nostre vite rendendole problematiche.

Oggi però ha raggiunto il suo limite in quanto è un sistema basato sul debito. Questo debito proviene essenzialmente dal mezzo di scambio che noi utilizziamo, ovvero dalla moneta, perché l'emissione della stessa avviene creando debito. Questo ovviamente porta al fatto che più produciamo più abbiamo bisogno di moneta, e più abbiamo bisogno di moneta più ci indebitiamo.

A un certo punto però questo gioco arriva al capolinea. Nel 2007 il debito mondiale è arrivato al suo limite strutturale ed è crollato, è stato ripreso ed oggi ha raggiunto il suo secondo limite.



Tutto ciò è voluto da un sistema che pone il profitto, e quindi la sopraffazione degli uni contro gli altri, come scopo primario e che si basa su degli squilibri: deve necessariamente trovare delle sacche nel mondo in cui produrre a basso costo e rivendere a molto di più. Tutto ciò produce le conseguenze che oggi stiamo pagando.

Ora cambiare lo stile di vita nei prossimi mesi (attenzione non parliamo di anni ma di mesi) sarà importantissimo, perché tante cose stanno cambiando: persone che perdono il lavoro, amministrazioni che vedono ridotti i proventi dallo stato, non dando più servizi alla comunità e chiedendo nuove tasse.

È arrivato il momento di cambiare registro, oppure questo sistema nel suo tracollo ci travolgerà come sta facendo in Grecia.

Bisogna cercare di recuperare il buon senso nell'economia e nelle imprese organizzando le comunità, perché se la comunità non si farà carico di quelli che sono le persone che staranno peggio sarà un grande problema nel prossimo futuro.

Quali sono quindi le misure da adottare immediatamente?

Per prima cosa abbiamo introdotto lo SCEC che è un buono locale che consente di mettere fine al drenaggio monetario che la GDO (Grande Distribuzione Organizzata) purtroppo compie. Nel senso che noi produciamo il nostro reddito sul territorio poi andiamo alla GDO che lo sparge nei quattro angoli del mondo. Si comporta praticamente come un grande aspiratore che porta via ricchezza, la quale invece deve restare sul territorio organizzando le attività. Lo SCEC consente inoltre di recuperare le attività artigianali e l'agricoltura.

Un'altra cosa importante è quella di organizzare i comuni all'efficienza energetica per la riduzione dei bilanci. Il consumo energetico è infatti uno dei maggiori costi delle amministrazioni. È calcolato che ristrutturando gli immobili rendendoli efficienti energeticamente, si metterebbero in moto 250 miliardi di euro e si creerebbe circa 1 milione di nuovi posti di lavoro.

Bisogna organizzare le comunità tramite gruppi di acquisto, ad esempio dell'energia elettrica in modo da avere dei prezzi vantaggiosi e lavorare per tagliare le dipendenze con i monopolisti, ad esempio delle telecomunicazioni. Attraverso queste azioni si viene così a sviluppare la solidarietà reciproca e si recuperano i rapporti umani.

Queste sono solo alcune misure che bisogna intraprendere subito per cambiare il sistema e rendere la vita più umana basandola sulla felicità.

Bisogna ritrovare il senso di stare insieme e di aiutarci gli uni con gli altri. In questo momento di cambiamento dobbiamo farlo e affrontare la situazione con consapevolezza e coscienza.

 

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12 agosto 2011


La tonnara sociale

Le 4 principali tematiche macroeconomiche che hanno generato la crisi del 2008 sono: la politica sociale degli Stati Uniti d'America, le conseguenze del WTO, la politica monetaria degli USA e gli effetti della titolarizzazione del debito. Nel precedente articolo abbiamo descritto le prime 2 adesso discutiamo le altre.



- Titolarizzazione del debito
Il montante di massa finanziata in questi ultimi anni è stata talmente imponente che gli istituti di credito sono arrivati a un punto di saturazione, oltre non potevano più erogare. Questo perché vi sono dei quozienti di patrimonio che stabiliscono quanto una banca può prestare in base alle proprie risorse e quando arriva ad essere satura, non può far altro che fermarsi.
Siccome il volano, in termini di erogazione di credito, volava talmente veloce per farlo fermare, le banche si sono inventate le titolarizzazioni, cioè hanno creato dei meccanismi che gli hanno consentito, tramite uno snellimento di bilanci, di continuare a far debito.
Quindi la banca ha creato le titolarizzazioni, non per liberarsi dei titoli tossici, come oggi ci raccontano, ma per continuare ad erogare sempre più credito, perché erogando si guadagna tramite le commissioni e lo spread.
Oggi la migliore rappresentazione degli effetti della titolarizzazione è data da un serpente che si morde la coda, ovvero che si autoavvelena, perché il mercato sta portando a questo tipo di dimensione.






- La politica monetaria degli USA

Dopo il 2001, e cioè dopo la caduta delle Torri Gemelle, si sono verificate le condizioni per cui il mercato sembrava arrestarsi.
Alan Greenspan (ex governatore della FED) abbassando violentemente i tassi di interesse dal 6% all'1% in neanche 2 anni non ha fatto altro che invogliare la gente e le aziende ad indebitarsi perché il denaro costava poco. Nel giro di altri 2 anni, il suo successore Ben Bernanke (attuale governatore della FED), ha iniziato a rialzarli quasi alla stessa velocità, creando così una spaventosa tonnara sociale.
Negli anni di discesa dei tassi coppie giovani, famiglie, padri di famiglie e anche aziende hanno rinegoziato e si sono indebitati, considerando che i piani di ammortamento e di rientro fossero pari a quelli degli ultimi 2 anni. Purtroppo non è stato così, perché quello che è accaduto tra il 2003 e il 2005 è stata un'epoca completamente e se stante e che probabilmente non rivedremo più. In questa rete ci sono caduti tutti, e come i tonni, sono stati percossi.
Tutto ciò ci induce a pensare che questa situazione sia stata voluta ovvero che qualcuno abbia fatto di tutto per far si che la maggior parte della gente si indebitasse per tenerli a vita con il cappio alla gola.
Questo perché quando una persona è indebitata è continuamente sotto pressione, e il continuo terrore di soccombere finanziariamente, perdendo così tutto ciò che ha costruito, lo porta a perdere la serenità. In queste condizioni nessuno ha voglia di controbattere il sistema, di studiare e di informarsi, quindi nessuno ha voglia di togliere alle banche centrali l'egemonia del sistema.

Queste sono le 4 tematiche che, tutte in epoche temporali diverse, adesso stanno producendo delle conseguenze che percepiamo tutti quanti.
Dopo il '29 una delle prime soluzioni che vennero proposte da quasi tutti gli stati per ovviare ai problemi, fu il protezionismo. Oggi però non è più possibile, perché abbiamo un pianeta privo di compartimenti stagni, quindi nessun paese può chiudersi su se stesso. Questo ci fa capire che questa crisi è molto più grave rispetto a quella del 1929.
Nel prossimo articolo spiegheremo le conseguenze che questa emergenza porterà alla nostra economia locale, e quali secondo noi potranno essere le soluzioni applicabili che ci consentiranno di uscirne quasi indenni. Vi anticipiamo che come sempre i nostri politici stanno prendendo decisioni diametralmente opposte e che purtroppo ci stanno portando verso uno scenario argentino.

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5 agosto 2011


Una casa per tutti

Continuiamo la nostra rassegna di articoli cercando di spiegare cosa ha scaturito la crisi del 2008.
Come già annunciato nel precedente articolo (“Un nuovo 1929”) l'attuale scenario economico si è presentato per una spiacevole convergenza, in termini epocali, di 4 variabili macroeconomiche distinte. Queste 4 variabili, verificatesi in momenti di mercato diversi, sono: la politica sociale degli Stati Uniti d'America, le conseguenze del WTO, la politica monetaria degli USA e gli effetti della titolarizzazione del debito. In questo articolo esamineremo le prime 2 cause, partendo da quella più lontana.



- La politica sociale degli stati uniti: La casa per tutti
Per ragioni razziali gli USA hanno una popolazione che è poco omogenea, sempre a rischio di sommosse, tumulti e profondo disagio sociale. Fin dal primo governo Reagan si era stabilito che se un individuo avesse avuto una abitazione, questo scatenava in lui 2 comportamenti sociali: quello di sentirsi ricco e quello di evitare di delinquere. Questo perché avendo una casa, un individuo può pianificare la propria vita (sposarsi, trovarsi un lavoro, ecc.).
Quella di mettere le persone in condizioni di acquistarsi una abitazione, venne così individuata come potenzialità socioeconomica. Come fece lo stato americano a far sì che ciò accadesse? Vennero create 2 agenzie federative, Fannie Mae e Freddie Mac, che si occupavano di erogare e garantire ipoteche nei confronti dell'erogazione di mutui. Lo stato quindi attraverso queste società garantiva i mutui che una banca regolarmente non avrebbe mai potuto dare.
Si è arrivato oggi al punto che circa 1 su 2 dei prestiti ipotecari rilasciati dalle banche, sono garantite da queste aziende.
Nell'estate del 2008 queste società sono state salvate dallo stato USA per due motivi principali: 1) perché altrimenti molti cittadini americani avrebbero perso la propria casa; 2) perché questi mutui americani sono in carico a circa i 3/4 del pianeta.





- Conseguenza sociali del WTO (World Trade Organization)
La crisi che stiamo vivendo parte da qui, cioè da quella scellerata manovra che appoggiarono i grandi del G7. Essa consentì al mondo intero di poter scambiare merci e servizi senza alcuni vincoli, portando a quelle spiacevoli conseguenze che abbiamo conosciuto tutti come le delocalizzazioni produttive.
Perché le delocalizzazioni hanno una diretta conseguenza con la crisi? Perché queste hanno trasferito posti di lavoro tra USA e Europa portandoli nelle due fabbriche del pianeta ovvero Cina e India. Chi occupava questi posti di lavoro, che improvvisamente sono stati polverizzati, si è dovuto reinventare la vita, trasformandosi da lavoratore a tempo indeterminato a lavoratore precario.
Con questo tipo di dinamica, nessuno può pianificare la propria vita.
Si sta interamente frantumando il tessuto socio economico. La gente è costretta a cambiare il proprio stile di vita, non potendo più risparmiare, creando così un disagio sociale legato al fatto di sentirsi inutile, di sentirsi agganciati ai genitori.
Molte coppie giovani con figli a carico, se non sono supportate economicamente dai genitori non riescono a sostenere la propria famiglia.
La possibilità di pianificare la propria vita è stato il segreto del famoso miracolo economico italiano. Infatti, il fatto che 12 milioni di persone tra pubblico e privato hanno potuto contare di un lavoro ben retribuito e certo ha permesso di risparmiare, di indebitarsi con quozienti sensati, di mandare i figli a scuola e mettere così in moto un volano che adesso si sta fermando.
Altra spiacevole conseguenza del WTO è lo sfruttamento delle popolazioni più povere, le quali producono quasi tutte le merci che oggi ci ritroviamo nei nostri negozi, costrette a lavorare a costi bassissimi e in condizioni disumane.
Il WTO però pur portando povertà, ha creato le conseguenze perché questi soggetti, anche se precari, continuassero a consumare finanziando tutti in qualsiasi modo (prestiti al consumo, leasing, ecc.) e ciò sarà la causa di un altro problema che affronteremo più avanti.
Le politiche del WTO stanno adesso investendo anche il settore alimentare, distruggendo così la provenienza e certificazione degli alimenti. Tra un po', se non già da adesso, non sapremo più cosa mangiamo.

Ci siamo limitati per adesso a descrivere le prime 2 variabili macroeconomiche, ma già lo scenario appare inquietante. Nel prossimo articolo analizzeremo le restanti 2 variabili e cercheremo di tirare qualche conclusione in merito al momento storico che purtroppo siamo costretti ad affrontare.

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29 luglio 2011


Un nuovo 1929

Il 24 ottobre del 1929 le borse del pianeta crollarono. Quali differenze ci sono tra la crisi del 1929 e quella del 2008? È determinante saperlo per cercare di prevedere cosa ci aspetta nei mesi successivi.
Bisogna subito precisare che ci sono differenze sia in termini storici che strutturali.



Nel 1929 la crisi fu generata principalmente da 2 cause, analizziamole una alla volta.

1) La prima causa fu dovuta al fatto che le banche prestavano denaro per acquistare titoli. Si creò così un volano sperequativo in cui le azioni delle aziende quotate in borsa salivano e il risparmiatore non faceva altro che farsi “prestare” i soldi dalla banca per comprare il titolo oggi e rivenderlo domani nella consapevolezza che questo si sarebbe apprezzato.
La banca prestava l'intero importo dell'operazione poiché aveva la garanzia dell'azione.
Si verificarono però delle situazioni di mercato in cui la liquidità dei titoli fu talmente elevata che le banche furono costrette a chiudere di ufficio le posizioni, perché vi era il rischio che il prestito che era stato concesso non potesse più essere ripagato. Il crollo fu così imminente che molti risparmiatori si ritrovarono ad aver acquistato a debito azioni per un valore di $ 50.000 ma che dopo il crollo, pur smobilitando la posizione, riuscirono a ricavare solo $ 40.000 ritrovandosi così scoperti di $ 10.000
Quei soldi però le banche li avevano prestati non riuscendo così a rientrare il capitale investito, ecco perché molti istituti di credito fallirono.
Tra questi però quelli che crollarono non furono i grandi istituto di credito, ma al contrario furono le piccole banche le quali vennero poi acquisite dai grandi istituti in quanto sottocapitalizzate. Questa situazione portò così ad un assalto da parte dei correntisti agli sportelli bancari, nella speranza di ritirare tutto il denaro contante per salvarlo dal fallimento delle banche.


2) La seconda causa fu dovuta alla salita dei titoli azionari. Perché le azioni prima del 1929 prendevano sempre valore?
Tutto ciò fu dovuto alla esplosione economica che venne messa in essere grazie ai processi di industrializzazione di Henry Ford. L'automobile aveva creato un volano sperequativo fenomenale perché aveva generato una ricchezza che si espandeva e toccava tutti i settori: edilizio, gomme, tessuti, vetri, metalli e tutte le attività del terziario.
Le borse salivano perché si considerava che questa espansione fosse inarrestabile. Purtroppo non fu così perché l'espansione economica non riuscì a trasmettersi anche nei livelli di redditi. Quindi si arrivò che anche il piccolino che aveva il suo lavoro, andò in saturazione finanziaria, cioè non era in grado di cambiare l'automobile o qualsiasi altra cosa con la velocità che il sistema immaginava creando così quel vortice che avrebbe dovuto autogenerare ricchezza.
Tutto cominciò quindi dall'industria automobilistica statunitense che creò questa ondata di ricchezza in termini reali che si ripercosse in borsa, e come sempre, la storia della civiltà umana è legata da due sentimenti: avidità e paura. Avidità di guadagnare e paura di perdere. Questo creò prima il picco di salita e poi il picco di discesa. La storia si ripete ed è quello che sta succedendo anche adesso.
Quello che però forse pochi sanno è che l'inquietante periodo di depressione economica dopo il crash, portò 4 anni di pesantissima contrazione di fatturati, disoccupazione e inflazione galoppanti, che colpirono lo stile di vita e il benessere non solo degli americani ma anche di tutte le altre popolazioni legate all'economia statunitense.
Quel periodo di forte depressione fu superato grazie ad un intervento da parte del governo di Franklin Roosevelt, il quale varò il piano New Deal che prevedeva interventi statali da proporzioni impensabili per quei tempi, che non fece altro che rigenerare e rimettere in moto una macchina che si era inceppata.
Da questa breve cronologia dei fatti, possiamo subito capire che c'è stata una differenza sostanziale tra il 1929 e il 2008. Ecco perché quello che noi oggi ci troviamo ad affrontare non è un altro 1929 ma un nuovo 1929. Lo capiamo dal fatto che le azioni in borsa in questi anni le hanno acquistate pochissime persone e dal fatto che alcune aziende, grazie a fenomeni di delocalizzazione, hanno vantato aumenti degli utili notevoli.
Come siamo arrivati a questa nuova crisi lo vedremo in dettaglio nel prossimo articolo in cui spiegheremo le 4 macrocause che ci hanno portato a questa depressione economica e capiremo che non siamo difronte ad una crisi ma ad una vera e propria emergenza sociale.


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6 luglio 2011


SCEC: la Guardia di Finanza è al corrente dell'iniziativa

Il comitato Polignano R-Evolution, espressione del Movimento 5 Stelle a Polignano a Mare si è recato presso il comando della Guardia di Finanza di Monopoli, mettendo al corrente il comandante dell'iniziativa che sta prendendo piede a Polignano a Mare riguardo l'accettazione e lo scambio, da parte degli esercenti associati, di buoni sconto SCEC.

Al comandante è stato reso noto l'interpello che l'associazione Arcipelago SCEC ha fatto all'Agenzia delle Entrate e della relativa risposta della stessa, che conferma la legittimità di tutta l’operazione .

Nel caso in cui qualche militare della guardia di finanza dovesse richiedere maggiori informazioni agli esercenti, questi possono contattare il ns. comitato che interverrà mostrando tutta la documentazione necessaria.
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23 giugno 2011


Presentazione SCEC

Martedì 28 giugno alle ore 15.30 presso la sede del CNA presenteremo l'iniziativa SCEC.
Siete tutti invitati a partecipare.



L'iniziativa “SCEC” mirerà a risollevare l'economia locale oramai messa alle strette dalla continua crisi economica.
Il progetto si muove perseguendo un principio cardine: riportare gli investimenti sull’economia reale agevolando il consumo di ciò che noi stessi produciamo. E lo fa introducendo in circolazione un abbuono, lo SCEC che rappresenta il “simbolo concreto di un patto, stretto fra persone comuni, imprese commerciali, artigiane ed agricole, fra professionisti ed Enti locali, al fine di promuovere localmente lo scambio di beni e servizi accettando una riduzione percentuale del prezzo rappresentata dagli ŠCEC”.
Parlando in termini concreti, ciascun cittadino può usufruire di SCEC, che possiamo paragonare a buoni sconto, e per averli è sufficiente iscriversi (non costa nulla) alla piattaforma on-line di Arcipelago SCEC (www.scecservice.org) e ritirare un blocchetto di 100 SCEC dal Punto SCEC abilitato a distribuirli.
Sostanzialmente sono emessi ŠCEC del taglio di 0,50 – 1,00 – 2,00 – 5,00 – 10,00 – 20,00 – 50,00.
Facciamo un esempio. Se spendiamo 20,00 euro, con 10% di accettazione da parte del commerciante, potremo pagare il bene acquistato con 18,00 euro + 2,00 ŠCEC. Questi due SCEC poi saranno reimpiegati dal commerciante per le sue spese e così via.
Interverrà uno dei fondatori dell'Arcipelago SCEC, il Sig. Giuseppe Sblano che illustrerà il funzionamento e i modi di attuazione dell'iniziativa.
Mi raccomando non mancate!

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9 giugno 2011


Gli ŠCEC sbarcano a Polignano a Mare

Negli ultimi anni stiamo assistendo all’impoverimento delle economie locali: le piccole attività industriali, artigianali, commerciali e contadine, una volta il fulcro della vita economica del nostro territorio, si stanno inesorabilmente spengendo.
Le cause vanno ricercate essenzialmente in due fattori:

1. Il meccanismo di emissione della moneta ufficiale – ogni Euro emesso dalla Banca Centrale o prestato dal sistema bancario crea un debito per la collettività o per il singolo. Lo Stato è fortemente indebitato con la Banca Centrale (il debito pubblico è circa 1800 mld di euro) e le famiglie sono sempre più indebitate con il sistema bancario.
2. La grande distribuzione, oggi quasi totalmente in mano a multinazionali estere, drena continuamente ricchezza dal territorio e questa ricchezza non viene reinvestita localmente; le loro politiche di vendita diventano ogni giorno più aggressive.




L’obiettivo del progetto “Arcipelago SCEC” è quello di invertire questo processo e rivitalizzare l’economia locale, attraverso l’adozione di un Buono Locale SCEC (la Solidarietà ChE Cammina), di pari valore all’euro, non convertibile, che si affianchi alla valuta ufficiale.Questo progetto nasce grazie alla collaborazione tra economisti, analisti finanziari indipendenti, commercialisti, imprenditori e semplici cittadini, che hanno formato una squadra con l’intento di mettere al servizio di tutti la loro professionalità, open source.



Lo Scec è il simbolo concreto di un patto, stretto fra persone comuni, imprese commerciali, artigiane ed agricole, fra professionisti ed Enti Locali, al fine di promuovere localmente lo scambio di beni e servizi accettando una riduzione percentuale del prezzo rappresentata dagli ŠCEC. Un passo indietro del singolo a beneficio dell’intera comunità locale

Quale differenza c’è fra lo Scec ed una comune carta sconto???


- Gli Scec sono gratuiti!

- Gli Scec vengono messi in circolo! (poiché coloro i quali li ricevono, professionisti, commercianti ecc…possono a loro volta riutilizzarli)

- La pubblicità degli Scec sei Tu!

Sei un privato? Richiedi i tuoi primi 100 Scec!!!
Sei un professionista, imprenditore piccolo o grande? Entra nel circuito Scec!!!
Ecco tutte le info utili:

Il Volantino

Come utilizzare gli Šcec

Conto Scec: un vero e proprio conto corrente on line, per una migliore fruibilità degli Scec.

Dove spendere gli Scec

La mappa degli accettatori di Scec in Puglia

Disponibile anche la vetrofania per gli esercizi commerciali ed un cartello dove è possibile indicare la % di accettazione.

Per il resto, non esitate a chiedere!





Scrivi a polignanorevolution@gmail.com e ti metteremo in contatto con gli attivisti di Arcipelago Scec.
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