28 dicembre 2014


Per i polignanesi di Piazza Trinità un Natale al... veleno!


Che i commercianti di Piazza Trinità si sentano cittadini di serie B per come sono trattati dall’Amministrazione Vitto è cosa risaputa. Più volte, infatti, hanno fatto notare la differenza di trattamento rispetto ai commercianti di altre zone centrali del paese. Eppure pagano gli stessi tributi e per questo pretendono gli stessi diritti. Niente di più, niente di meno. Quello che però è accaduto sabato 20 dicembre 2014, alle 9 circa, è alquanto indecente. I commercianti, infatti, si sono visti occupare la piazza da un’autobotte carica di veleno con annessi due addetti che, muniti di idrante, hanno irrorato le palme presenti.
Più volte abbiamo sollevato il problema legato al trattamento delle palme. Non è ammissibile utilizzare veleni tossici alle 9 del mattino nel bel mezzo di una piazza pubblica spesso frequentata da bambini, anziani e animali domestici. Già il quadro normativo precedente al piano d’azione nazionale per l’uso sostenibile dei fitofarmaci (PAN) prevedeva l’obbligo di apporre dei cartelli con l’indicazione del principio attivo, la data di trattamento ed il tempo previsto per poter rientrare nell’area trattata, oltre che il consiglio di usare prodotti a bassa tossicità e persistenza. A maggior ragione oggi, con l’entrata in vigore del nuovo PAN, con decreto Mipaaf del 22 gennaio 2014, l’uso sostenibile dei presidi fitosanitari nelle zone frequentate dalla popolazione sensibile è stato rinforzato: la norma (Par. A.2.2. e A.5.6), infatti, ribadisce l’obbligo dei cartelli, si pone l’obiettivo di ridurre l’uso dei fitofarmaci e le dosi in aree frequentate, di preferire metodi alternativi al trattamento, oltre che di stabilire l’obbligo di divieto per i prodotti riportanti in etichetta determinate frasi di rischio, tra cui la potenziale cancerogenicità, il rischio per le donne in gravidanza, per la sensibilizzazione al tatto ed alle vie respiratorie, e il rischio di effetti irreversibili.
Abbiamo anche sollecitato l’Assessore all’agricoltura Giovanni Abbatepaolo ad emanare un regolamento per l’utilizzo sostenibile dei fitofarmaci ma tutti i nostri appelli, fino ad oggi, sono stati inascoltati. Questa volta, tra l’altro, il trattamento fatto non è stato neanche segnalato con nessun tipo di cartello e ciò è gravissimo. Cosa accadrebbe se un bambino o un cane restassero intossicati? Queste cose il Sindaco Vitto dovrebbe saperle dato che spetta a lui garantire la sicurezza dei cittadini.
Per concludere, i due dipendenti muniti di tuta e mascherina (mentre i cittadini della piazza respiravano ignari il veleno), sono scappati a gambe levate appena due cittadini hanno provato a chiedere spiegazioni, tanto da dimenticarsi di trattare alcune palme.


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22 dicembre 2014


Polignano: dalla "Grotta d'oro" alla "Pista d'oro"


Immaginate di dover fare i lavori di rifacimento dell’esterno della vostra abitazione. Immaginate adesso che la ditta appaltante vi presenti un preventivo pari a 4 volte il costo di acquisto dell’intero immobile. Crediamo che, come tutti i cittadini, saltereste sulla sedia e straccereste subito il progetto oppure cerchereste una nuova azienda. Bene, tutto questo nel Comune di Polignano a Mare non avviene. Infatti, nel lontano 2008 vennero spesi ben 400.000 euro per fare una pista ciclabile ed oggi se ne mette in conto di spenderne ben il quadruplo, ovvero 1.600.000 euro, per metterla in sicurezza. Stiamo parlando di appena 2 km di pista ciclabile e, avrete oramai capito, ci riferiamo alla tanto discussa pista che va dal centro abitato di Polignano alla località San Vito. In totale, questa pista ciclabile ci costerà “appena” 2 milioni di euro! Non osiamo immaginare quanto costerà l’intero piano del traffico tanto annunciato ma mai reso pubblico dall’Amministrazione Vitto.
Oltre al danno però, come spesso accade, c’è anche la beffa. Basta andare sul sito della FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta), per trovare l’elenco di tutte le tipologie di piste ciclabili con i relativi costi di messa in opera. Il tipo di pista più costoso riguarda la pista ciclabile autonoma: una vera e propria pista ciclabile (promiscua con pedoni), a doppio senso di marcia, in sede propria, staccata dal corpo stradale e pavimentata in bitume. Insomma, molto probabilmente si tratta della pista ciclabile che si andrà a realizzare a Polignano. Bene, il costo di realizzazione è di 216.272,74 euro che, per i 2 km di Polignano, ammonterebbero all’incirca a 432.545,48 euro. Ora come si fa ad arrivare ad 1.600.000 euro ci risulta veramente difficile comprenderlo e, per questo, chiederemo lumi ai nostri amministratori.
Se l’Amministrazione Vitto ha realmente intenzione di incentivare la mobilità sostenibile, pensi a coinvolgere i cittadini per redigere un serio piano della mobilità oppure si impegni a portare un ramo dell’EuroVelo 5 a Polignano, così da dirottare nel nostro paese ben 10.000 turisti tedeschi l’anno. Questo è ciò che si chiama “crescita culturale”, “progresso economico”, “sviluppo turistico” e (la tanto attesa) “programmazione”. Insomma si chiama Politica, con la P maiuscola: quella che a Polignano manca da sempre!


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Rubrica "Rifiuti Virtuosi": Le proprietà nascoste delle bucce d'arancia


Questa rubrica nasce per segnalare, periodicamente, le buone pratiche messe in atto in altri comuni italiani per migliorare la qualità della vita dei cittadini.





Perché buttare le bucce d’arancia se con queste possiamo fare il bucato? Lo abbiamo già detto negli altri numeri di questa rubrica, tutti gli scarti possono essere utilizzati all’infinito. Anche gli scarti delle bucce d’arancia. Secondo Gunter Pauli, fondatore dell’economia blu e di Zeri, le bucce d’arancia contengono d-limonene, un detergente naturale in grado di rimpiazzare quasi completamente i detergenti industriali prodotti con olio di palma, la cui coltivazione in misura massificata ha comportato la distruzione di intere foreste tropicali.
Possiamo riutilizzare le bucce d’arancia, dunque, per lavare la biancheria o le nostre mani: quando ‘beviamo la spremuta possiamo anche lavare i vestiti’. Come fare? basta spremere il d-limonene dalle bucce. A sfruttare e a riutilizzare le bucce d’arancia sono già 8 stabilimenti del Brasile e un nuovo stabilimento appena nato in Messico. La soluzione è valida per tutti gli agrumi. La Blue Economy dimostra, anche con questo esempio, che tutti gli scarti non sono mai veramente scarti e possono rappresentare una grande risorsa per gli altri. In questo periodo, per contrastare l’influenza, faremo un grande uso di arance e agrumi. Riutilizziamo le bucce ed evitiamo di sprecare.


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Scuole: ancora un'opportunità da cogliere per gli istituti di Polignano



Nello scorso agosto, i diversi plessi di Polignano riuscirono a beneficiare dell’iniziativa della Camera dei Deputati di dismettere i computer di Montecitorio, grazie all’interessamento dei parlamentari Giuseppe L’Abbate ed Emanuele Scagliusi (M5S). Ora, a qualche mese di distanza, ecco una nuova occasione da cogliere: la dismissione gratuita delle apparecchiature informatiche dell’Agenzia delle Entrate.
Tutti gli istituiti scolastici statali e paritari, le pubbliche amministrazioni, gli enti e organismi non-profit (anche privati) possono partecipare alla procedura. Parliamo di PC, PC portatili e server. Ci auguriamo che le scuole del nostro Comune colgano questa opportunità e invitiamo i dirigenti a presentare domanda.
La richiesta di partecipazione potrà essere inviata esclusivamente tramite un messaggio di Posta Elettronica Certificata (PEC, anche di un terzo soggetto) alla casella cessionigratuite@pec.agenziaentrate.it entro le ore 12.00 del 27.02.2015.


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15 dicembre 2014


Uscire dall'Euro: si può fare!


Primo weekend di raccolta firme per la legge di iniziativa popolare per istituire il referendum sull’euro. Abbiamo ottenuto un ottimo successo a Polignano dove abbiamo raccolto oltre 230 firme, mentre su tutto il territorio nazionale sono bastati appena due giorni (invece che 6 mesi) per raggiungere il numero minimo di firme necessario per la presentazione della legge: ovvero 50.000.
Non mancano però i dubbi e le perplessità per l’iniziativa da parte dei cittadini. Proprio per questo, abbiamo risposto alle tante domande ricevute al banchetto di piazza Garibaldi. Ad iniziare dall’indossatore di felpe Matteo Salvini che prima non dice a nessuno che fine hanno fatto le firme raccolte dalla Lega Nord più di sei mesi fa e poi mente, sapendo di mentire, dicendo che non serve la raccolta organizzata dal MoVimento 5 Stelle.
La procedura che stiamo mettendo in pratica si ispira allo stesso referendum svoltosi nel 1989, contestualmente alle elezioni europee, quando si richiese agli italiani se volevano dare o meno facoltà costituente all’Unione europea. Ma vediamo quali sono le altre domande che ci sono state poste in questi giorni: 

OBIEZIONE - “Chi ha il mutuo dovrà pagare più interessi, ma su una cifra svalutata”.
RISPOSTA - In realtà, molti mutui hanno interessi calcolati in funzione dell’Euribor (agganciato all’oscillazione dell’euro), con interessi che non aumenteranno. Inoltre, un possibile aumento dell’inflazione avvantaggia i debitori in quanto riduce il valore reale del mutuo da rimborsare. 

“Il referendum non verrà accettato dalla Corte Costituzionale perché si tratta di un trattato internazionale e perché sono materie legate al bilancio dello Stato (art. 75 della Costituzione, comma 2)”.
RISP. - La legge di iniziativa popolare che è stata proposta è di livello costituzionale, questo vuol dire che ha lo stesso livello di importanza della Costituzione. Infatti, il referendum consultivo non è stato previsto dalla Costituzione, ma come è già stato fatto nel 1989 per consentire l’ingresso nell’euro è possibile prevederlo con una legge costituzionale.

Ok entrare nell’euro è stata una pessima idea, ma uscire ora con la situazione economica attuale e con la BCE che ci sta facendo finanziare ai livelli più bassi della nostra storia mi sembra azzardato”.
RISP. – Non è solo un problema di finanziamento (che, in realtà, sta andando alle banche), ma una questione di competitività del sistema Italia: da quando ci siamo agganciati all’euroabbiamo perso il 25% della nostra produzione industriale mentre la Germania ha registrato +26%.Nonché una questione di sostenibilità del debito pubblico: nell’anno in cui Berlusconi fu cacciato perché lo spread era alle stelle stavamo pagando 78 miliardi di euro di interessi, il prossimo anno ne dovremo pagare circa 100 a causa dell’aumento dello stock del debito. 

Bisogna considerare che con l’uscita dall’euro, avremmo una fuga di capitale enorme (ricordate gli spalloni svizzeri) perché chi terrebbe i soldi in una moneta destinata a svalutarsi e con un debito pubblico enorme”.
RISP. – La fuga dei capitali è, purtroppo, già in corso e va bloccata proprio con l’uscita dall’euro. Ancor prima che annunciassimo il referendum, a settembre 2014 abbiamo avuto il record di capitali esportati fuori dall’Italia. Tra agosto e settembre 2014 sono usciti 67 miliardi di euro dall’Italia e il motivo è che gli investitori non credono più ad una ripresa economica del nostro Paese. In caso di uscita sarà comunque interesse del Governo in carica introdurre limiti alla fuoriuscita di capitali.

“Le banche, le aziende con prestiti in euro si troverebbero a dover continuare a pagare i debiti in euro (molti contratti dei prestiti obbligazionari, degli swap sono sotto legislazione Uk). Ci sarebbero dei costi enormi di gestione del passaggio da una valuta all’altra incluso i costi di gestione del rischio valutario da parte delle aziende che importano/esportano”.
 RISP. – Il grosso dei costi dell’uscita riguarda solo il debito pubblico e privato emesso sotto legislazione estera. Questo, infatti, non sarà ridenominabile. Sul fronte debito pubblico, solo un 7% è in tale situazione. Assumendo un 20% di svalutazione, si tratta per lo Stato di coprire perdite da ridenominazione di circa 35 miliardi. Il grosso delle perdite riguarderà debito bancario e privato per una cifra stimabile intorno ai 150 miliardi. Alcune banche potranno essere nazionalizzate come già successo in Gran Bretagna e negli Stati Uniti.
C’è il rischio di una svalutazione degli asset immobiliari o che, anche se si tratta di una possibilità remota, veniamo sbattuti fuori dalla Comunità europea”.
RISP. – No, il valore degli immobili sarà ridenominato nella nuova valuta e perderà un valore pari alla svalutazione per l’acquirente estero ma non per quello domestico che avrà una valuta ridenominata. In media, in Italia 100 mq di immobile costano 5 volte il reddito pro capite della provincia in cui si trova l’immobile. Euro o lira, tale proporzione non si modificherà. Oggi, l’Unione europea è composta da Paesi con l’euro e Paesi senza (es. Gran Bretagna, Danimarca, Svezia, Polonia). L’adozione dell’euro non è una condizione essenziale per essere all’interno dell’Unione europea.

Ne vale la pena rischiare ora? Se fossimo la Germania con un’economia forte, forse sì ma ora che abbiamo già una marea di problemi perché aggiungerne altri?!”.
RISP. – La nostra economia sta andando allo sbando. Abbiamo perso un quarto della nostra produzione industriale da quando ci siamo agganciati all’euro e gli interessi sul debito sono in continua crescita anche con questi “governi del presidente”. Stando nell’euro potremo solo aumentare le tasse o tagliare lo stato sociale fino a quando sarà possibile, poi arriverà il default. O fuori dall’euro o default. 

Se usciamo dall’euro, quanto varrebbe un euro in lira? Spero la stessa cifra di quando ci siamo entrati”.
RISP. – Il cambio con la nuova valuta nazionale sarebbe probabilmente uno a uno con l’euro. Tale nuova moneta poi è stimabile che si svaluti di circa un 20%.

Ok ci sto ma ad una condizione: mi dovete assicurare che il debito che prima dell’entrata nell’euro io avevo con lo Stato italiano, ritorni nelle casse dello Stato italiano perché se rimane nella BCE allora non ne vale la pena.Il debito, in realtà, è la ricchezza di un Paese, perché equivale al credito che lo Stato fornisce ai suoi privati cittadini. Quando Prodi ci ha condannato facendoci entrare nell’euro, ha messo la nostra ricchezza nelle mani di speculatori senza scrupoli, che non saranno molto ben disposti a restituircela...Ho paura che il sogno di diventare una nazione sovrana come il Giappone o come l’America e l’Inghilterra, peraltro fautrici di questa disgrazia, sia destinato ad infrangersi molto rapidamente”. 

RISP. – Oggi, il debito italiano posseduto da banche ed istituzioni estere è pari a circa il 35%, solo due anni fa era circa il 50%. Saranno, infatti, loro a perderci nel caso di adozione di una valuta nazionale da parte dell’Italia e questo è il motivo per il quale stanno diminuendo la loro esposizione e stanno lavorando contro l’uscita dall’euro da parte dell’Italia. Da quando ci siamo agganciati all’euro, abbiamo perso un quarto della nostra produzione industriale. Usciamo prima che sia troppo tardi. Più rimaniamo, più diventeremo poveri e senza un tessuto industriale. Questo è nei fatti: oggi la disoccupazione è alle stelle e migliaia di imprese chiudono.


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il 18 Dicembre tutti a scuola di Riciclo! #SERR2014: No allo spreco alimentare


Invitiamo tutta la cittadinanza a prendere parte alla serata conclusiva della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti a ‪#‎Polignano‬ che si terrà il 18 dicembre prossimo dalle ore 17:30 alle ore 20:00 presso una sala dell'Istituto Professionale Alberghiero (Via Don L. Sturzo n.c. - Polignano a Mare).

Clicca QUI per accedere all'evento facebook: invita i tuoi amici!


Tra gli ospiti relatori:
- Preside Giuseppe Vernì
- Prof. Pietro Santamaria (UNIBA - Facoltà di Agraria)
- Giuseppe L'Abbate - Cittadino a 5 Stelle e Emanuele Scagliusi (deputati portavoce alla Camera)
- soci dell'associazione Polignano R-Evolution
- Docenti e Alunni della scuola elementare S.G. Bosco e del IPSSEOA di Polignano

Verrà esposto, infine, il lavoro svolto dai docenti e dagli alunni della scuola primaria S. Giovanni Bosco e si potranno degustare pietanze preparate dagli studenti dell'Istituto Alberghiero ed ispirate ad un principio di recupero degli alimenti.


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8 dicembre 2014


Scuola: prorogata al 15 Dicembre la scadenza per accedere all'8xmille per l'edilizia scolastica


Nella Legge di Stabilità 2014, un emendamento del deputato pugliese Francesco Cariello (M5S), era riuscito ad inserire nella norma relativa alla destinazione dei fondi dell’8x1000 allo Stato anche l’edilizia scolastica. Le finalità sono, dunque, divenute cinque: assistenza ai rifugiati, fame nel mondo, conservazione beni culturali, calamità naturali e appunto edilizia scolastica. A distanza di un anno, il Governo Renzi ha reso noto che le risorse finanziarie disponibili verranno ripartite in cinque quote totali, tante quante sono le tipologie di interventi ammessi alla ripartizione del fondo dell’8x1000.
La scadenza per la presentazione delle richieste di finanziamento per la categoria dell’edilizia scolastica è fissata e già prorogata, solo per l’anno 2014, al prossimo 15 dicembre. Gli interventi per i quali si potrà chiedere il contributo dovranno riguardare immobili destinati all’istruzione scolastica, esclusivamente di proprietà dello Stato e degli Enti locali, e diretti alla ristrutturazione, al miglioramento, alla messa in sicurezza, all’adeguamento antisismico ed all'efficientamento energetico degli edifici scolastici. Invitiamo, dunque, gli Enti locali pugliesi a fare richiesta quanto prima. La scorsa settimana abbiamo ri-protocollato la richiesta di adesione e relativi moduli. In attesa di riscontro, già dalla prima richiesta fatta in settembre, confidiamo che il Primo Cittadino, ex assessore provinciale all’edilizia scolastica, faccia quanto in suo potere e dovere per poter percepire questi fondi e migliorare le nostre scuole.

Il Governo Renzi, inoltre, ha dato parere favorevole ad un ordine del giorno a prima firma Giuseppe Brescia (M5S) che permetterebbe, già dal prossimo anno, la possibilità per tutti i contribuenti italiani di scegliere la specifica destinazione in fase di dichiarazione dei redditi.


>>> Leggi anche Scuola: si avvicina la scadenza per accedere all'8xmille per l'edilizia scolastica
Otto per mille alle scuole. Una vittoria del M5S, ma c'è poco tempo!


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