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27 gennaio 2012


Lo sciopero dei TIR, cogliamo l'occasione per...

...ripensare i nostri consumi in maniera intelligente, almeno alcuni. Lo sciopero dei TIR ci ha mostrato un Paese che con due giorni di blocco della circolazione delle merci è andato completamente in tilt.
Tutto il sistema di distribuzione del Paese, specialmente quello agroalimentare, si è bloccato, innescando psicosi e accaparramenti in particolar modo nelle grandi città.



I supermercati vuoti, i distributori senza benzina e il panico ancestrale della scarsità sono arrivati al massimo, invece è sicuramente possibile, almeno per i prodotti alimentari, reperirli a poca distanza, direttamente dai nostri produttori a prezzi più bassi, a basso impatto ambientale e spingendo verso una produzione più naturale.

In questa logica si muovono i Comuni più virtuosi, incentivando e promuovendo questo tipo di mercato, mentre da noi si lascia tutto alla deriva.

L'agricoltura, che è la spina dorsale di ogni economia, è stata oggetto negli ultimi 30 anni di un attacco che ha portato i nostri agricoltori ad un elevato livello di indebitamento.
Nel frattempo, la politica locale non ha affatto tutelato gli interessi degli agricoltori, ma al contrario ha contribuito a favorire questo meccanismo di produzione che oggi è arrivato al collasso.

Che cosa possiamo fare allora se non rimboccarci le maniche ed iniziare a svincolarci autonomamente da questo sistema?

Bisogna sempre e comunque ripartire dall'economia locale. Ricostruirla è importante per una serie di motivi che cercheremo di riassumere velocemente:
- costi crescenti dell’energia che impongono di ridurre i chilometri percorsi dalle persone e dalle merci;
- impossibilità di competere sul fronte prezzi con i nostri competitori asiatici, ma anche con molte delle imprese europee;
- porre un freno all’emorragia di ricchezza drenata costantemente da multinazionali e banche che impoverisce costantemente e irrimediabilmente il territorio;
- restituire potere di acquisto alle famiglie indebitate e ridare ossigeno alle imprese locali.


La situazione a Polignano, come nel resto d’Italia, sta diventando pesante, ai limiti della sostenibilità, sia per le famiglie che per le imprese.
La risposta è riattivare circuiti commerciali semplici, facendosi domande ogni volta che si acquista, sulla qualità, sulla provenienza, sul prezzo e la coerenza del prodotto rispetto alle nostre necessità reali. Questa logica estendendola a tutti gli acquisti, produrrebbe nelle nostre tasche più ricchezza di una finanziaria e farebbe tanto bene all'ambiente naturale.
C'è bisogno, dunque, di una vera e propria ricostruzione dell'agroalimentare, per evitare che il panzer della globalizzazione ci schiacci tutti.
Una politica seria dovrebbe spiegare alle imprese e alle persone che esiste una via d’uscita semplice, a costo irrisorio e attuabile immediatamente, in modo da aprire orizzonti nuovi rispetto a quelli che ci impone il sistema economico attuale.
Tra gli strumenti da utilizzare per attuare questi progetti ci potrebbero essere i cosiddetti Buoni Locali, già utilizzati dal M5S, che non sono creatori di debito, come il denaro cartaceo ed elettronico, ma, essendo gratuiti, aumentano il potere di acquisto delle famiglie. Circolando in un territorio limitato a fianco all’euro ed essendo in una percentuale variabile (10% minimo) del prezzo, consentono di far restare parte della ricchezza nel territorio, con vantaggi per tutti, persone e imprese.
L’obiettivo è quello di raggiungere il più possibile l’autosufficienza alimentare e la salubrità degli alimenti (senza OGM e utilizzo intensivo di fitofarmaci e fertilizzanti), creare mercato alle merci locali che, attraverso la riduzione delle filiere produttive e distributive, avranno anche un prezzo competitivo che soddisferà consumatori e produttori locali.
La circolazione delle merci può essere attuata utilizzando un brevetto di logistica satellitare che permette una riduzione dei costi di trasporto del 30-40% evitando che i mezzi circolino a metà carico o completamente scarichi come invece avviene oggi nel 40% dei casi. Il sistema viene messo a disposizione open source esattamente come tutto il know how relativo al progetto dei Buoni.
Un altro passo importante è quello di riunirsi in gruppi d'acquisto, in modo da ottenere merci e servizi a costi sempre più ridotti. Chi fosse interessato si può rivolgere a polignanorevolution@gmail.com
Tutte queste azioni vanno compiute per cercare di vivere in un mondo migliore dove l’altro non sia visto come un concorrente nemico, ma come un elemento importante che collabora per il benessere comune.
E’ ovvio che non possiamo aspettarci questo da una classe politica o finanziaria che ha ben altri scopi, quindi non resta che iniziare, come sempre, dal basso e fare da soli senza aspettare qualcosa che non arriverà mai.
Il tempo per agire non è molto perché la situazione generale sta precipitando, in quanto le condizioni economiche di famiglie ed imprese stanno arrivando alla soglia di rottura.
Un’ultima raccomandazione: non lasciamoci fuorviare dal battage mediatico che darà la colpa soltanto agli autotrasportatori, perché essi non sono altro che
l'anello esasperato di un'intera catena che non funziona, una catena che, dalle materie prime, alla produzione, alla distribuzione fino alla vendita, segue una logica folle (in questo manicomio succedono cose da pazzi, diceva il grande Totò). Si tratta però di follia lucida, perchè il tutto sembra organizzato per favorire i santuari del denaro e le sue vestali (multinazionali, banche, politica corrotta ed avvoltoi vari).

 
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21 novembre 2011


Intervista a Tommaso Romanazzi "Agriconea"



Abbiamo incontrato Tommaso Romanazzi, titolare dell'Azienda Agricola “Agriconea” di Putignano. Tommaso è l'imprenditore che portò a Polignano il latte crudo alla spina bocciato però dai polignanesi che hanno dimostrato poca sensibilità alle tematiche dell'ambiente e dell'alimentazione. In altri paesi l'iniziativa sta proseguendo.
Quello dei latticini è un mercato sconosciuto alla gente, la quale crede sempre di comprare un prodotto fresco, genuino e salutare, ma purtroppo non sempre è così.
Recenti sono le cronache in cui è emerso che sono stati “sequestrati 70 kg. di mozzarelle blu da un supermercato a Turi.” (Fonte: http://putignanoweb.it/cronaca/1914-mozzarelle-blu-i-campioni-al-zooprofilattico-di-putignano.html)
Ma non crediate che acquistando latticini da caseifici o da negozi di alimentari si possa stare tranquilli.  
 

Sulle cronache abbiamo letto come “i N.A.S. Di Bari hanno sequestrato una tonnellata di prodotti caseari presso un noto caseificio di Putignano”, il quale aveva la “cattiva” abitudine di effettuare “il reso dei prodotti dai supermercati della zona e di rimpastarli poi con latte fresco per rimetterli sul mercato. Per cui il prodotto era un misto tra scaduto e fresco.” (Fonte: http://putignanoweb.it/cronaca/2612-sequestro-dei-nas-per-il-riciclo-di-prodotti-scaduti.html)

Un'altra scarsa lezione di moralità l'abbiamo avuta da un caseificio a Noci, in cui “il Nucleo antisofisticazione dei carabinieri ha sequestrato 60 tonnellate di cagliata conservate in celle frigorifere e prive di etichettatura. Tale cagliata avrebbe consentito di produrre circa 90 tonnellate di mozzarelle con una procedura più rapida e molto meno costosa di quella tradizionale. Sarebbe stato infatti sufficiente immergere la cagliata congelata in acqua bollente per procedere alla filatura, mentre nel procedimento classico la cagliata, mescolata ai fermenti lattici, viene lasciata riposare per tre-quattro ore prima della lavorazione.” (Fonte: http://www.baritoday.it/cronaca/noci-sequestro-caseificio-11-maggio-2011.html)

Insomma decidere di comprare i latticini da caseifici o negozi di alimentari non è di per sé garanzia di qualità. Abbiamo il diritto di conoscere la filiera completa della lavorazione del latte. In mancanza di una legge che obblighi a specificare sul prodotto tale filiera, è compito nostro chiedere ai punti vendita informazioni approfondite sul prodotto, compresa la destinazione dell'invenduto.
Uno dei punti di forza dei piccoli esercizi può essere sicuramente la qualità e la filiera corta, almeno per la maggior parte dei prodotti, perché a parità di qualità, appunto, il consumatore sceglie certamente e giustamente il prezzo più basso.
Per uscire dalla crisi certamente non bisogna scimmiottare gli ipermercati, ma trovare prodotti di qualità sul territorio, spiegando ai consumatori le differenze dal prodotto della GDO (Grande Distribuzione Organizzata) a quello delle piccole aziende del nostro territorio, sempre che ci garantiscano qualità, dichiarino la filiera e siano disponibili ad accogliere visitatori.

P.S. = Se volete rendervi conto di cosa rischiamo di introdurre nel nostro organismo, date uno sguardo a questo servizio di “Striscia la Notizia”.
Vi ricordiamo che maltrattare gli animali è un reato severamente punito dalla legge, inoltre, le carni di animali maltrattati e stressati contengono tossine che danneggiano il nostro organismo. Per non parlare del senso di ripulsa che ci prende nel vedere quelle immagini.

 
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11 aprile 2011


Il paese degli automobilisti


Polignano a Mare è diventato il paese degli automobilisti. Con l'arrivo della bella stagione, li vedi aumentare in coda e con essi vedi ripresentarsi puntualissimi i problemi del traffico e dei parcheggi.
Ed ancora giù le “solite vecchie” dichiarazioni dei nostri fantomatici politici, che da anni d'innanzi ai problemi sempre più in crescendo, parlano parlano ma poi non applicano nessuna soluzione plausibile.
Quello del traffico è una questione culturale: siamo noi il traffico. Non è una cosa che esiste lì per caso, siamo noi che lo provochiamo.
Il traffico dipende da tutte le scelte che facciamo durante il giorno: da quello che compriamo al modo che scegliamo per spostarci.

Scegliere ad esempio prodotti a km. zero, migliora la viabilità delle nostre strade e assicura un prodotto più buono dal punto di vista alimentare.
Guardate la via principale del nostro paese, Via Pompeo Sarnelli, oramai sembra una camera a gas. I bambini respirano in presa diretta l’ossido di carbonio dal passeggino. La gente che ci abita non apre più le finestre da 15 anni.
Se provi a fare una passeggiata per i negozi, ti senti circondato da lamiere e da tubi di scappamento ovunque. Vedi macchine, respiri macchine, tocchi macchine, senti macchine.
L'automobile è un incantesimo, un'abitudine indotta diventata un vizio insostenibile. La macchina è in crisi da molto prima della crisi. Negli Stati Uniti l'età della propria auto negli ultimi cinque anni è passata da 59 a 77 mesi. E le vendite di auto sono crollate dal 2000, da 14,5 milioni a 8,5 milioni.
Per non parlare del problema dei parcheggi, non se ne trova mai uno. E vedi lì le auto girare gli stessi isolati 10-20 volte nella disperata speranza di poter parcheggiare. E senti sempre puntuali le stesse voci che dicono: “servono nuovi parcheggi”.
Non servono nuovi parcheggi, serve togliere le auto!!!
I parcheggi già ci sono e per fortuna sono situati in periferia. Peccato che restino deserti!
Allora qui le domande da porsi sono principalmente due:
1) perché i polignanesi prendono l'auto?
2) perché i parcheggi in periferia restano deserti?
È solo rispondendo a queste due domande che si risolveranno i problemi del traffico e dei parcheggi.
È arrivato il momento che l'amministrazione sposi il progetto della mobilità sostenibile. Fare piste ciclabili (vedi via San Vito) oppure mettere a disposizione biciclette non servono a niente se non si sposa un progetto serio di mobilità.
Capire il motivo per cui la gente preferisce prendere l'auto anziché mezzi alternativi è una questione fondamentale.
Un autobus elettrico o idrogeno da 150 posti è preferibile a 150 macchine in fila. Non inquina e arriva prima. Lavorare da casa o da un'area attrezzata vicino alla propria abitazione è meglio che percorrere cinquanta chilometri al giorno per recarsi in azienda. Ed è possibile oggi, non è utopia. Internet e il telelavoro consentono di rimanere FERMI per quasi tutti i lavori impiegatizi. Investire nei servizi pubblici e non nel traffico privato è possibile oggi, non è utopia.

Tutto ciò che può essere prodotto localmente non deve essere trasportato. La forma più moderna di trasporto l'hanno inventata i nostri bisnonni: si chiama bicicletta. Il centro urbano deve poter essere percorribile in bicicletta, in sicurezza.
La mobilità del futuro è stare il più fermi possibile.
Oggi spesso la colpa del traffico l'attribuiamo ai turisti, ma non è così. Il turista deve necessariamente arrivare in auto (visto la mancanza di altro), coloro che non devono utilizzarla dobbiamo essere noi abitanti del posto.
Bisogna disincentivare assolutamente l'uso dell'automobile e l'esempio lo devono dare i nostri amministratori (o dipendenti). Da domani mattina vogliamo vederli recarsi al Municipio a piedi o in bici o con qualsiasi altro mezzo eco-sostenibile.
È arrivato dunque il momento di dire basta. È arrivato il momento di modificare culturalmente il modo di spostarsi. Bisogna avere il coraggio di farlo.
Noi di Polignano R-Evolution stiamo preparando un piano di mobilità per Polignano che presto presenteremo ai cittadini nella speranza di aprire un tavolo di discussione comune. Se gli amministratori non lo faranno saremo noi cittadini a decidere l'urbanistica della nostra città.
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28 marzo 2011


Il latte di qualità abbandona Polignano

A quanto pare i polignanesi non sono sensibili alla tematica dei prodotti a km zero, infatti l'iniziativa di un allevatore della provincia, che ha installato nella ridente cittadina un distributore di latte crudo alla spina, è destinata a terminare a causa della scarsa affluenza registrata da questo servizio.

Il nostro paese sta perdendo l'ennesimo treno! Rinunciando, infatti, ai prodotti alla spina inevitabilemente si va ad aggravare il problema dei rifiuti, considerando che la discarica di Conversano è già prossima all'esaurimento e che Polignano si distingue per la raccolta differenziata, naturalmente in negativo, con la percentuale più bassa di tutta la provincia di Bari.


La stessa iniziativa, però, in paesi limitrofi ha riscontrato enorme successo: come si spiega, allora, questo deficit culturale da parte di noi polignanesi? Siamo davvero cosi insensibili alle tematiche ambientali?

“La gente a Polignano preferisce, inspiegabilmente utilizzare il latte a lunga conservazione anziché quello fresco” ci spiega l'allevatore. Bisognerebbe sensibilizzare la gente sulla qualità dei prodotti alimentari, perchè ogni volta che si fa la spesa, il consumatore sta votando!

In altri comuni italiani l’installazione di questi distributori, è spesso accompagnata da una campagna di comunicazione e informazione alla cittadinanza sulle caratteristiche del latte crudo, di ottima qualità e dalle ottime proprietà nutritive, da parte anche della pubblica amministrazione. A Polignano invece il tutto è avvenuto nella quasi totale indifferenza.

Recandoci in un supermercato per comperare il latte avete notato quanti tipi ce ne sono?
Quello senza grassi, quello pastorizzato, quello più digeribile, quello che dura sei mesi, quello che dura sei giorni, quello con omega tre... ma il latte vero, quello della mucca dov'è???





Il consumo di latte crudo di qualità è un vero e proprio toccasana per la salute. Bisognerebbe riscoprire “il buon latte di una volta” che la grande distribuzione ha fatto cadere nell’oblio.

“Il latte crudo ha una qualità garantita, dal punto di vista batterico e nutrizionale. E' necessario rifornirsi al distributore con la propria bottiglia di vetro ben pulita e bollirlo solo se deve essere conservato alcuni giorni in più in frigo” per tutto il resto garantisce l'allevatore.

Se proprio non bastassero la sensibilità verso l'ambiente e la qualità superiore, il latte crudo alla spina dovrebbe essere preferito anche dalle persone sensibili al “portafoglio” visto che il costo è nettamente inferiore rispetto a quello del latte pastorizzato da supermercato, mediamente il 30% in meno.
Sembrano tutti d'accordo quando si parla di “filiera corta”, ma...nella pratica quortidiana?

Davanti a questo passo indietro per il nostro paese, dal punto di vista alimentare ed ambientale, nessuno sembra essere preoccupato, amministrazione comunale ed opposizioni, hanno evidentemente altri interessi, quali: cementificazione e speculazione da una parte, dall'altra poi si è intenti solo a realizzare coalizioni vuote, senza idee, ma con le solite persone che gareggiano per le solite poltrone.

La valorizzazione della filiera corta, delle iniziative per la riduzione dei rifiuti e la distribuzione dei prodotti alla spina, sono proposte alternative pensate per contribuire a costruire una società che sia meno legata alla pubblicità e che, invece, incentivi l’uso di prodotti di qualità, provenienti da produzioni locali al fine di sostenere lo sviluppo dell’economia della nostra regione e il rispetto dell’ambiente.
Polignano, paese di vocazione agricola, è insensibile a questi temi?

Qualcosa non torna....

Il nostro amico allevatore manterrà attivo il proprio esercizio ancora per qualche mese a Polignano: sarà sufficiente questo arco di tempo per permettergli di cambiare idea, prolungando così la permanenza della sua attività qui da noi?

La nostra associazione, Polignano R-Evolution, è attenta a tali tematiche e si sta muovendo per cercare soluzioni alternative per evitare che il nostro paese perda anche questo treno.
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