10 luglio 2017


I pericoli di infiltrazioni mafiose secondo la DNAA



Sono trascorsi oltre 15 mesi dall’incontro pubblico organizzato con il portavoce Giuseppe L’Abbate presso la Sala Conferenze dei Vigili Urbani per interrogarsi sul pericolo di “infiltrazioni mafiose” a Polignano. Un dibattito aperto alle opposizioni e a tutti coloro che avessero a cuore la difesa del nostro territorio che fece seguito alla mancata replica del Sindaco Domenico Vitto alla richiesta del febbraio 2016 di convocare un consiglio monotematico alla luce della relazione annuale della DNA (Direzione Nazionale Antimafia) finalizzato a conoscere cosa si stesse mettendo in atto da Palazzo di Città per fronteggiare questo pericolo. Di tutta risposta giunsero solo minacce di querela a noi ed a parte della stampa locale. Non una parola fu proferita dal Sindaco e dall’intera maggioranza sull’operazione ‘Do ut des’ e sull’arresto di Donato Catinelli detto U’ Sconvolt e la relativa intercettazione audio in cui il clan Parisi lo invitava a mettere le mani su Polignano. Oggi, la relazione annuale della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo sulle attività svolte dal Procuratore nazionale nonché sulle dinamiche e strategie della criminalità organizzata di tipo mafioso nel periodo 1° luglio 2015 – 30 giugno 2016 pone, nuovamente, sotto i riflettori il nostro territorio, nel silenzio generale di chi ci amministra, troppo preso forse dai brindisi con il Cavallino rampante e con le altre forze di maggioranza.

La Gazzetta del Mezzogiorno di lunedì 3 luglio, infatti, ha inserito nell’elenco “delle piazze che potrebbero finire sotto le grinfie della nuova paranza barese” anche la nostra “Polignano a Mare, già terra dei Parisi e dei Palermiti”. Il colpo di grazia al clan di Savinuccio fu dato, almeno apparentemente, dall’operazione “Do ut des” con l’esecuzione il 15 marzo 2016 di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 25 persone per, tra le altre cose, “infiltrazione nei cantieri edili” dove si “imponeva la guardiania e si determinavano anche i prezzi di forniture e opere su cui pretendere poi una percentuale”.
Questo lo scenario delineato dal Procuratore nazionale Franco Roberti per il nostro territorio. Dal nostro Sindaco ci augureremmo di sentire quantomeno una presa di posizione, un chiarimento sulle politiche attuate per fronteggiare questo pericolo, un maggiore controllo di ciò che accade nel nostro Comune soprattutto sul versante edile dove a Palazzo di Città sono già giunti richiami dalla Corte dei Conti. A meno che Vitto non preferisca querelare la Gazzetta del Mezzogiorno piuttosto che dare risposte ai suoi cittadini.

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Dalla relazione della DNAA emerge infatti che “Le indagini hanno documentato il capillare e sistematico controllo del territorio operato dal clan in questione, attraverso la gestione in situazione di monopolio, di numerose attività illecite; ma, soprattutto, attraverso l’infiltrazione all’interno dei cantieri edili. Attraverso intimidazioni e minacce, il clan è riuscito ad imporre la sua presenza e il suo dominio nelle imprese in maniera silente o, come espressamente affermato da un affiliato in una intercettazione, ‘in maniera pulita’, condizionando totalmente le scelte aziendali, imponendo ditte di fiducia o addirittura ‘imprese mafiose’; determinando indirettamente anche i prezzi di forniture e opere, sulle quali poi pretendevano una percentuale, secondo un preventivo accordo […] Altra forma di facile ed elevata redditività, particolarmente praticata da tutte le organizzazioni criminose operanti sul territorio in esame (quello della Basilicata e dell’intera Puglia) è l’attività estorsiva, consumata in maniera capillare ai danni di esercenti attività commerciali e imprenditoriali; tra queste, nel Distretto di Bari, un interesse particolare sembra destare il settore edile ove, oltre la classica imposizione di assunzione di ‘guardiania’, indagini svolte dalla DDA di Bari hanno acclarato altre e più sottili metodologie, quali imposizioni di acquisto di materiali da determinate ditte, ovvero imposizione di affidamento di lavori in subappalto sempre a favore di ditte ‘amiche’. Oltretutto, in tale Distretto, l’analisi dell’evoluzione di detto fenomeno criminale rivela un inquietante ‘trend’, costituito dalla figura delle ‘imprese amiche’, intendendosi con tale espressione una sorta di complicità tra l’estortore e l’imprenditore che, pur cedendo alla pressione estorsiva, riceve dalla criminalità una serie di vantaggi – quali quelli sopra evidenziati – oltre che l’innegabile sicurezza di preservare i cantieri da eventi spiacevoli quali furti, danneggiamenti ecc..”.


Comunicato permanente alla partitocrazia: "In Natura e nella Storia tutto ha un inizio e tutto ha una fine. Voi siete la fine, noi siamo l'inizio, o almeno ci proviamo."