Polignano a Mare è diventato il paese degli automobilisti. Con l'arrivo della bella stagione, li vedi aumentare in coda e con essi vedi ripresentarsi puntualissimi i problemi del traffico e dei parcheggi.
Ed ancora giù le “solite vecchie” dichiarazioni dei nostri fantomatici politici, che da anni d'innanzi ai problemi sempre più in crescendo, parlano parlano ma poi non applicano nessuna soluzione plausibile.
Quello del traffico è una questione culturale: siamo noi il traffico. Non è una cosa che esiste lì per caso, siamo noi che lo provochiamo.
Il traffico dipende da tutte le scelte che facciamo durante il giorno: da quello che compriamo al modo che scegliamo per spostarci.
Scegliere ad esempio prodotti a km. zero, migliora la viabilità delle nostre strade e assicura un prodotto più buono dal punto di vista alimentare.
Guardate la via principale del nostro paese, Via Pompeo Sarnelli, oramai sembra una camera a gas. I bambini respirano in presa diretta l’ossido di carbonio dal passeggino. La gente che ci abita non apre più le finestre da 15 anni.
Se provi a fare una passeggiata per i negozi, ti senti circondato da lamiere e da tubi di scappamento ovunque. Vedi macchine, respiri macchine, tocchi macchine, senti macchine.
L'automobile è un incantesimo, un'abitudine indotta diventata un vizio insostenibile. La macchina è in crisi da molto prima della crisi. Negli Stati Uniti l'età della propria auto negli ultimi cinque anni è passata da 59 a 77 mesi. E le vendite di auto sono crollate dal 2000, da 14,5 milioni a 8,5 milioni.
Per non parlare del problema dei parcheggi, non se ne trova mai uno. E vedi lì le auto girare gli stessi isolati 10-20 volte nella disperata speranza di poter parcheggiare. E senti sempre puntuali le stesse voci che dicono: “servono nuovi parcheggi”.
Non servono nuovi parcheggi, serve togliere le auto!!!
I parcheggi già ci sono e per fortuna sono situati in periferia. Peccato che restino deserti!
Allora qui le domande da porsi sono principalmente due:
1) perché i polignanesi prendono l'auto?
2) perché i parcheggi in periferia restano deserti?
È solo rispondendo a queste due domande che si risolveranno i problemi del traffico e dei parcheggi.
È arrivato il momento che l'amministrazione sposi il progetto della mobilità sostenibile. Fare piste ciclabili (vedi via San Vito) oppure mettere a disposizione biciclette non servono a niente se non si sposa un progetto serio di mobilità.
Capire il motivo per cui la gente preferisce prendere l'auto anziché mezzi alternativi è una questione fondamentale.
Un autobus elettrico o idrogeno da 150 posti è preferibile a 150 macchine in fila. Non inquina e arriva prima. Lavorare da casa o da un'area attrezzata vicino alla propria abitazione è meglio che percorrere cinquanta chilometri al giorno per recarsi in azienda. Ed è possibile oggi, non è utopia. Internet e il telelavoro consentono di rimanere FERMI per quasi tutti i lavori impiegatizi. Investire nei servizi pubblici e non nel traffico privato è possibile oggi, non è utopia.
Tutto ciò che può essere prodotto localmente non deve essere trasportato. La forma più moderna di trasporto l'hanno inventata i nostri bisnonni: si chiama bicicletta. Il centro urbano deve poter essere percorribile in bicicletta, in sicurezza.
La mobilità del futuro è stare il più fermi possibile.
Oggi spesso la colpa del traffico l'attribuiamo ai turisti, ma non è così. Il turista deve necessariamente arrivare in auto (visto la mancanza di altro), coloro che non devono utilizzarla dobbiamo essere noi abitanti del posto.
Bisogna disincentivare assolutamente l'uso dell'automobile e l'esempio lo devono dare i nostri amministratori (o dipendenti). Da domani mattina vogliamo vederli recarsi al Municipio a piedi o in bici o con qualsiasi altro mezzo eco-sostenibile.
È arrivato dunque il momento di dire basta. È arrivato il momento di modificare culturalmente il modo di spostarsi. Bisogna avere il coraggio di farlo.
Noi di Polignano R-Evolution stiamo preparando un piano di mobilità per Polignano che presto presenteremo ai cittadini nella speranza di aprire un tavolo di discussione comune. Se gli amministratori non lo faranno saremo noi cittadini a decidere l'urbanistica della nostra città.
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