24 novembre 2011


Comunicato stampa sulla questione trivellazioni nel basso Adriatico

Sono davvero rammaricato per quello che state vivendo qui in Puglia, da Mola di Bari a Brindisi, circa le trivellazioni della Northern Petroleum. Vorrei lanciarvi un messaggio: resistete ad oltranza, non piegatevi! Il mare è di tutti, ed è una grande risorsa da non spiegare!”.
Vinicio Capossela

"Quello che sta accadendo è demenziale, non posso pensare che un giorno aprendo la finestra invece di questo paesaggio meraviglioso avrò davanti una piattaforma petrolifera
Lucio Dalla



Partiamo dalle parole di due famosi cantautori, per ribadire il nostro NO alle trivellazioni in Adriatico e quindi il pieno appoggio al Comitato “No Petrolio, Sì Energie Rinnovabili” .

Polignano R-Evolution, espressione del Movimento 5 Stelle a Polignano a Mare, è in piena sintonia con gli intenti del comitato, ritenendo inutile la creazione di altri comitati locali che servirebbero soltanto a disperdere energie. La soluzione migliore sarebbe aderire e cercare altre adesioni a quello già esistente al fine di unire le forze.

In piena crisi economica, riteniamo necessario salvaguardare l'ambiente utilizzando i nostri sforzi nella ricerca di soluzioni energetiche rinnovabili e non inquinanti.
La logica del petrolio (e dei combustibili fossili in genere) inglobata nell'attuale sistema economico è arrivata al capolinea (superamento del picco di Hubbert), quindi riteniamo che l'unica via percorribile sia quella delle energie rinnovabili.

Siamo interessati ad un incontro da fissare al più presto, con chiunque (comitati e singoli cittadini) sia interessato alla questione petrolio.


Polignano a Mare, lì 24/11/2011


Polignano R-Evolution
Movimento 5 Stelle



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22 novembre 2011


Rischi e pericolosità ambientali a Polignano


Abbiamo intervistato il Dott. Vito Pellegrini, geologo polignanese, in merito alla situazione geologica del territorio di Polignano a Mare, al fine di evidenziarne le criticità.


Le ultime catastrofi in che misura sono ascrivibili all'azione dell'uomo, e in che misura sono esclusivamente fenomeni naturali?

Negli ultimi 10 anni (almeno), a fronte di un totale di piogge annue praticamente costante, si registra un intensificarsi delle precipitazioni con tendenza degli eventi a concentrarsi in brevi intervalli di tempo con altezze di pioggia maggiori; in pratica, il tutto si traduce in un aumento del volume d’acqua meteorica che la rete idrica deve drenare durante e dopo gli acquazzoni.
In molti casi, comunque, gli eventi piovosi non presentano un carattere effettivamente “eccezionale”, in quanto, come viene evidenziato da adeguate analisi statistiche delle precipitazioni storiche, si tratta di condizioni meteo che ciclicamente possono interessare un territorio (ad esempio ogni 50-100-200-500 anni).
Questa considerazione dovrebbe far capire come in realtà non sia la pioggia la vera causa delle tragedie, al contrario, le motivazioni sono da ricercare nello scarso adattamento e adeguamento dell’uomo ai pericoli del territorio che occupa: mancanza di tutela del territorio e dell’uso del suolo, negligenze nella gestione dei rischi, scarsa mitigazione delle pericolosità ambientali, realizzazione di opere eccessive e/o assenza sistematica della manutenzione ordinaria, mancanza di educazione e informazione della popolazione, sono solo alcune delle cause antropiche che possono essere menzionate.

In caso di eventi simili nel territorio di Polignano, quali potrebbero essere le zone a rischio?

Sul nostro territorio le acque meteoriche sono incanalate nelle lame o drenate verso le aree depresse del terreno (doline), quindi, sono soprattutto queste zone, e in primo luogo lo sbocco a mare delle lame, a rappresentare un pericolo per la popolazione. Altre zone a rischio potrebbero essere situate a monte della ferrovia e della strada Statale, che possono fungere da sbarramento per l’acqua, mentre, nel centro abitato le zone a rischio sono indubbiamente il sottopasso di via Castellana (come del resto gli altri sottopassi presenti), l’area del parcheggio San Francesco, e di Quintavalle.
 

Quali altri pericoli ci potrebbero essere nel nostro territorio? 

Ulteriori pericoli per il territorio di Polignano sono legati ai dissesti che interessano il litorale e le grotte marine, il cui innesco potrebbe essere appunto favorito da abbondanti precipitazioni, e in particolare, merita attenzione l’elevato rischio crolli della falesia del Centro Storico. Fortunatamente il resto del territorio è praticamente privo di fenomeni franosi, ma, al tempo stesso, è pur sempre un terreno di natura carsica quindi soggetto a crolli di cavità in ambiente terrestre; infine, non sono nemmeno da trascurare i pericoli legati all’inquinamento della falda idrica e del mare, cosi come, gli effetti non proprio positivi di alcune pratiche agricole.

In che modo il nostro territorio andrebbe sistemato per evitare disastri?

Bisognerebbe attuare una oculata gestione del territorio, sempre in accordo con le esigenze dei cittadini, che punti sia a preservare il paesaggio e l’ambiente naturale che a ridurre l’impatto negativo di eventi calamitosi sulla popolazione (ad esempio con la sottoscrizione di polizze obbligatorie prima di edificare). Rimanendo nell’ambito della gestione dei rischi idraulici, si dovrebbe innanzitutto partire da una definizione dettagliata dei pericoli e delle zone a rischio, per poi procedere con eventuali opere di sistemazione e regimazione delle acque, quanto più possibile integrate e a minimo impatto per l’ambiente; inoltre, bisognerebbe prevedere ad un’adeguata manutenzione ordinaria del territorio, alla rimozione di ostacoli e/o possibili sbarramenti per le acque, e nei casi estremi, anche ad azioni di riduzione della vulnerabilità delle zone a rischio (per la presenza ad esempio di asili, scuole, servizi, attività produttive, ...).

In particolare, il nostro litorale attualmente presenta problemi dal punto di vista statico?

Per quanto riguarda il pericolo legato ai crolli del litorale, in primo luogo si dovrebbe agire sistemando e consolidando il Centro Storico. Al contrario, sono richiesti scarsi interventi (se non addirittura nulli) per il resto della costa alta e soprattutto non urbanizzata. Per mitigare questo specifico rischio del Centro Storico le soluzioni tecniche possono essere differenti, principalmente, si potrebbe agire con iniezioni di cemento, con dei tiranti nell’ammasso roccioso, con rinverdimenti, fino a predisporre barriere frangiflutti; ognuna di queste soluzioni rappresenta una seria alternativa, comunque, da valutare attentamente e considerando ogni possibile effetto negativo sulle varie componenti ambientali e antropiche.






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21 novembre 2011


Intervista a Tommaso Romanazzi "Agriconea"



Abbiamo incontrato Tommaso Romanazzi, titolare dell'Azienda Agricola “Agriconea” di Putignano. Tommaso è l'imprenditore che portò a Polignano il latte crudo alla spina bocciato però dai polignanesi che hanno dimostrato poca sensibilità alle tematiche dell'ambiente e dell'alimentazione. In altri paesi l'iniziativa sta proseguendo.
Quello dei latticini è un mercato sconosciuto alla gente, la quale crede sempre di comprare un prodotto fresco, genuino e salutare, ma purtroppo non sempre è così.
Recenti sono le cronache in cui è emerso che sono stati “sequestrati 70 kg. di mozzarelle blu da un supermercato a Turi.” (Fonte: http://putignanoweb.it/cronaca/1914-mozzarelle-blu-i-campioni-al-zooprofilattico-di-putignano.html)
Ma non crediate che acquistando latticini da caseifici o da negozi di alimentari si possa stare tranquilli.  
 

Sulle cronache abbiamo letto come “i N.A.S. Di Bari hanno sequestrato una tonnellata di prodotti caseari presso un noto caseificio di Putignano”, il quale aveva la “cattiva” abitudine di effettuare “il reso dei prodotti dai supermercati della zona e di rimpastarli poi con latte fresco per rimetterli sul mercato. Per cui il prodotto era un misto tra scaduto e fresco.” (Fonte: http://putignanoweb.it/cronaca/2612-sequestro-dei-nas-per-il-riciclo-di-prodotti-scaduti.html)

Un'altra scarsa lezione di moralità l'abbiamo avuta da un caseificio a Noci, in cui “il Nucleo antisofisticazione dei carabinieri ha sequestrato 60 tonnellate di cagliata conservate in celle frigorifere e prive di etichettatura. Tale cagliata avrebbe consentito di produrre circa 90 tonnellate di mozzarelle con una procedura più rapida e molto meno costosa di quella tradizionale. Sarebbe stato infatti sufficiente immergere la cagliata congelata in acqua bollente per procedere alla filatura, mentre nel procedimento classico la cagliata, mescolata ai fermenti lattici, viene lasciata riposare per tre-quattro ore prima della lavorazione.” (Fonte: http://www.baritoday.it/cronaca/noci-sequestro-caseificio-11-maggio-2011.html)

Insomma decidere di comprare i latticini da caseifici o negozi di alimentari non è di per sé garanzia di qualità. Abbiamo il diritto di conoscere la filiera completa della lavorazione del latte. In mancanza di una legge che obblighi a specificare sul prodotto tale filiera, è compito nostro chiedere ai punti vendita informazioni approfondite sul prodotto, compresa la destinazione dell'invenduto.
Uno dei punti di forza dei piccoli esercizi può essere sicuramente la qualità e la filiera corta, almeno per la maggior parte dei prodotti, perché a parità di qualità, appunto, il consumatore sceglie certamente e giustamente il prezzo più basso.
Per uscire dalla crisi certamente non bisogna scimmiottare gli ipermercati, ma trovare prodotti di qualità sul territorio, spiegando ai consumatori le differenze dal prodotto della GDO (Grande Distribuzione Organizzata) a quello delle piccole aziende del nostro territorio, sempre che ci garantiscano qualità, dichiarino la filiera e siano disponibili ad accogliere visitatori.

P.S. = Se volete rendervi conto di cosa rischiamo di introdurre nel nostro organismo, date uno sguardo a questo servizio di “Striscia la Notizia”.
Vi ricordiamo che maltrattare gli animali è un reato severamente punito dalla legge, inoltre, le carni di animali maltrattati e stressati contengono tossine che danneggiano il nostro organismo. Per non parlare del senso di ripulsa che ci prende nel vedere quelle immagini.

 
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17 novembre 2011


H2 Accadia



Segui la diretta streaming venerdì 18 novembre a partire dalle ore 10:00

Soffia il vento sul Subappennino Dauno e le pale eoliche girano. A centinaia. Girano tutte? Non proprio, basta percorrere in una mattina di tramontana il regio tratturo lungo il crinale per rendersi conto, a vista, che la metà sono ferme. Centinaia di Mw inutilizzati, una miniera di energia.
L’idea di H2 Accadia è semplice, accumulare questa energia sotto forma di idrogeno e restituirla ad un territorio prima abbandonato e spopolato e, ora, trasformato in una centrale elettrica a cielo aperto, senza guadagnarci nulla. Neanche la corrente elettrica che produce.
Si tratta di un’anteprima; il problema dell’accumulo dell’energia elettrica discontinua prodotta dalle rinnovabili presto si porrà ovunque, con la loro diffusione. Lo stesso fenomeno sta per verificarsi in altre zone per il fotovoltaico, che ha superato ormai in potenza l’eolico coprendo le campagne a
macchia di leopardo, fra ulivi secolari e vigneti.
Eppure le energie rinnovabili sono la grande occasione del sud, del Mediterraneo. E’ qui la nuova energia, sole e vento sono il nostro petrolio, il nostro carbone.
Occorre organizzare il secondo tempo delle energie rinnovabili, uscire dalla speculazione e dalla devastazione del territorio, restituire l’energia alla nostra economia. Le parole chiave sono: accumulo, generazione distribuita, autoproduzione di energia.
Il Comune di Accadia, nel Subappennino Dauno, e l’Università dell’Idrogeno di Monopoli hanno stretto un patto, siglando un Protocollo d’intesa. Si sta organizzando uno straordinario esperimento di “economia dell’idrogeno”a partire dall’energia inutilizzata “non prodotta” dalle pale eoliche per difficoltà della rete ad assorbirla.
L’idrogeno verrà prodotto ad Accadia e parzialmente utilizzato in loco, mediante la realizzazione di un distributore per autobus e di un idrogenodotto attraverso il paese, che consentirà di collegare abitazioni e strutture comunali, unitamente all’antico quartiere medievale da ristrutturare e far rivivere.
Il resto della produzione verrà inviata alle città di Taranto e Napoli, che hanno aderito al progetto.
Taranto è una città fra le più penalizzate in Europa a causa dell’inquinamento industriale e Napoli ha molto sofferto per via dei rifiuti urbani. Organizzare progetti a emissioni zero in queste città ha un valore di “risarcimento” e un forte carattere simbolico. Altre adesioni saranno benvenute.
In questi giorni le principali notizie sono relative alla crisi economica e alle disastrose alluvioni causate da vere e proprie”bombe d’acqua”.
La natura e l’economia ci presentano il conto per il debito e per i mutamenti climatici dovuti alla nostra attività industriale basata sui combustibili fossili. Occorre lavorare per l’alternativa, una nuova rivoluzione energetica è alle porte.
Soffia il vento, vento del sud. Vi aspettiamo ad Accadia.

 
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7 novembre 2011


Le palme, il punteruolo... ed altre amenità


Nei giorni scorsi, passeggiando per Polignano siamo stati colpiti da un odore pungente, acre, quasi nauseante. Inizialmente non capivamo quale fosse il problema, ma, passando per Piazza Trinità, abbiamo visto degli avvisi su ridicoli pezzi di carta che dureranno due giorni, appesi alle palme, in cui si avvertiva la cittadinanza dei trattamenti fatti con insetticidi.
La cosa ci ha lasciato perplessi e ci siamo posti alcune domande: quali insetticidi saranno stati utilizzati? Chiedendo in giro abbiamo saputo che sono stati utilizzati 3 potenti insetticidi tra cui Karate Zeon e Rogor.
Davvero questo trattamento porrà fine al problema del punteruolo rosso e non ne creerà altri visto l'uso massiccio che se ne sta facendo?
I pesticidi sono assolutamente efficaci per uccidere gli insetti, ma non risolvono il problema e non cambiano le condizioni che ne favoriscono la proliferazione. Ad ogni stagione saremo punto e daccapo. La semplice uccisione degli insetti invece di risolvere il problema di fondo, porta all’uso ripetuto e scriteriato di potenti veleni.
La cosa che più ci ha allarmato è che in quella piazza ed in tanti altri luoghi dove ci sono palme, si vedono spesso bambini che giocano ignari del pericolo. Come ben si sa, i bambini a causa dei loro comportamenti inconsapevoli, sono più esposti ai gravi danni che queste sostanze possono comportare. Gli stessi danni si estendono certamente anche agli animali domestici e a quelli liberi in natura come ad esempio gli uccelli. Nei cani, in particolare, il rischio reale è di sviluppare tumori in tempi brevi.
L'Amministrazione Comunale non dovrebbe avere a cuore la salute dei propri cittadini?
Ne eravamo convinti ma, evidentemente, ci sbagliavamo. Forse salvare le palme, tra l'altro piante non autoctone (qui si aprirebbe un altro lungo discorso che comprende gli assurdi prati inglesi ed altre mode del c...o), è più importante?
Ci risulta che sono state piantate altre palme dopo che il fenomeno punteruolo rosso era in corso e ben conosciuto. Se è vero siamo alla follia o qualcosa di peggio. Speriamo che, almeno a questo punto, si smetta di piantare ulteriori palme ma si opti per piante autoctone, sicuramente più longeve e “rassicuranti”. Se gli ulivi e le querce esistevano già al tempo di Ulisse, qualcosa vorrà pur dire. La selezione naturale è una macchina perfetta, siamo noi che abbiamo spesso delle defaillances.

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