16 marzo 2011


Intervista - Prima parte

Pubblichiamo a puntate l'intervista rilasciata al settimanale "La voce del Paese" il 09.03.2011 in occasione della conferenza "L'Acqua non si vende", tenutasi presso la sala consiliare e il cui video sarà pubblicato a giorni.

Ecco la prima parte.


Giuseppe, puoi rivolgere un appello ai polignanesi per il referendum del 12 giugno?

L'accesso all'acqua è un diritto umano universale, indivisibile e inalienabile. L'acqua la beviamo tutti, non si può privatizzare una cosa che è indispensabile per la vita, che è vita.
Il 12 giugno dobbiamo far sentire la nostra voce, dobbiamo abrogare questa legge vigliacca che il governo ha approvato, rifiutando tra l'altro l'accorpamento delle amministrative e dei referndum (cosa che ci costerà 300 milioni di euro!!!) per paura di una bocciatura mediatica.
Tra l'altro si vota anche per il nucleare, argomento che tratteremo tra qualche settimana.
Il 12 giugno dobbiamo votare 2 sì affinchè l'acqua resti un Bene Comune.
Madre Teresa diceva: "Più ci saranno gocce d'acqua pulita, più il mondo risplenderà di bellezza", quindi il 12 facciamo risplendere il nostro mondo di bellezza, rechiamoci alle urne e votiamo 2 SI, i nostri figli ci ringrazieranno.


Quali sono i pericoli derivanti dalla privatizzazione dell'acqua?

In qualsiasi paese in cui hanno privatizzato l'acqua sono tornati indietro in seguito agli scontri che ne sono scaturiti. La gente è scesa in piazza protestando a gran voce contro i governi e spesso ribaltandoli, perché la privatizzazione ha portato un aumento delle tariffe pari al 300%.
Il sindaco di Parigi ha nuovamente minucipalizzato l'acquedotto, risparmiando così circa 30 milioni di euro all'anno, dando un duro colpo alle multinazionali dell'oro azzurro Veolia e Suez, tra l'altro francesi.
Ci dicono che con questa legge l'acqua resta pubblica perché le fonti restano di proprietà pubblica. Quella che viene privatizzata è solo la gestione, pur rilasciando al pubblico un 40% della proprietà. E' qui però che si annida la trappola.
Chi determina la situazione di mercato è chi gestisce la fonte e non il proprietario della stessa, quindi chi detiene gli impianti (le tubature) detiene l'effettiva proprietà dell'acqua.
Un'altra osservazione da fare è quella che quando una società diventa una S.p.A., quindi una società per azioni, come tutte le società è scalabile. Una società per azioni che gestisce l'acqua può essere di conseguenza acquistata dando l'effettiva gestione dell'operato dell'azienda ai detentori del pacchetto azionario di controllo.
Ma la cosa più lampante è che una S.p.A. ha come punto di riferimento non gli utenti dell'acqua ma bensì i suoi azionisti, quindi deve massimizzare i profitti per tirare su le azioni. E il sistema per far ciò è quello di azzerare le spese per la manutenzione e aumentare il prezzo dell'acqua.
Dobbiamo sapere che l'acqua non è solo quella che si beve, gran parte di essa viene utilizzata per la produzione di qualsiasi oggetto che noi oggi utilizziamo, dagli indumenti, alle automobili, dalle lattine agli arredamenti.
L'acqua è quindi l'energia del futuro e bisogna assolutamente far sparire la parola "privato" dalla gestione e dalla proprietà della stessa.