27 luglio 2019


Agricoltura abbandonata da un'Amministrazione Vitto confusionaria



Ricordiamo ancora la grandinata del 2011, quando da dietro le finestre di casa vedemmo, sempre più rapidamente, comparire dei fori nelle tapparelle, come sotto i colpi di una mitragliatrice. Una sensazione resa ancor più reale dal rumore assordante che i proiettili di ghiaccio produssero cadendo al suolo e frantumandosi su ogni cosa. Dopo quei minuti di “follia atmosferica” ci riversammo in strada, ci guardammo attoniti, senza parlare, senza capire. Tutti pensammo e sperammo che un evento del genere non lo avremmo più vissuto a Polignano. E invece, il 10 luglio scorso, la natura ha concesso il bis, su tutto il versante adriatico.

Leggiamo che il Comune di Polignano ha recentemente deliberato di proporre agli organi competenti regionali, la dichiarazione dello stato di calamità naturale del territorio comunale di Polignano a mare, di dare mandato agli assessorati competenti per la verifica dello stato delle strutture, pubbliche e private, del verde, delle strade comunali, la potenziale stima dei danni subiti e di trasmettere il tutto alla Presidenza della Regione Puglia, all’assessorato regionale alla protezione civile, ed all’ispettorato dell’agricoltura.

Prendiamo atto che ancora una volta si fa confusione tra la richiesta dello stato di calamità e quella dello stato di emergenza. Troppo spesso i due termini vengono usati, sia dai media e peggio ancora da rappresentati delle istituzioni locali, come equivalenti o sostanzialmente simili, tanto da inserirli nella stessa delibera. In realtà si tratta di due situazioni molto differenti: quanto attiene all'ambito del sistema di protezione civile è lo stato di emergenza, istituto previsto dall'art. 5 della legge 225/1992.

Lo stato di emergenza viene deliberato dal Consiglio dei Ministri su proposta del capo del Dipartimento della Protezione Civile, e prevede il potere di ordinanza posto in capo proprio al capo del dipartimento. La delibera del Consiglio dei Ministri individua le risorse finanziarie destinate ai primi interventi di emergenza: assistenza alla popolazione, ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche, interventi per ridurre il rischio residuo, ovviamente nel limite delle risorse messe a disposizione. È poi il commissario, nominato dal capo del dipartimento, a provvedere ad una ricognizione dei danni, pubblici e privati, da portare all'attenzione del Consiglio dei Ministri che valuta se e quante ulteriori risorse stanziare proprio per il ristoro dei danni.

Lo stato di calamità, invece, è uno strumento legato esclusivamente al settore agricolo. Il suo riconoscimento, infatti, avviene per mezzo di un decreto del Ministro delle politiche agricole, alimentari, forestali, e del turismo su proposta della regione coinvolta. Non c'è alcun rapporto di dipendenza tra i due strumenti: non esiste alcuno stato di calamità, sovraordinato rispetto allo stato di emergenza, che possa garantire ai cittadini colpiti dalle calamità fondi o procedure più rapide di quelle disciplinate dalla legge 225 del 1992.

Questa confusione è deleteria ed è figlia dell’approssimazione con cui si muove l’amministrazione Vitto. Voglio ricordare che a giugno è stato emanato il Decreto di declaratoria dello stato di calamità per le gelate di febbraio 2018 che hanno messo al tappeto l’olivicoltura pugliese, ma Polignano è stata esclusa dai territori calamitati. Mi chiedo: l’Amministrazione ha informato gli agricoltori che avrebbero potuto comunicare i danni? Ha preso contatto con l’Ispettorato regionale agricoltura per organizzare i sopralluoghi nelle aziende colpite? Sulla base di quali dati la regione, ammesso che sia stata interpellata, ha valutato che a Polignano non si fosse superata la soglia di danno prevista dal Decreto legislativo 102/2004 che fa accedere agli indennizzi?

D'altronde, chi poteva occuparsi di questi adempimenti: l’ufficio agricoltura che non c’è? L’assessore all’agricoltura che non c’è? L'abbandono totale del settore agricolo sta creando danni su danni e Vitto è il principale responsabile. Ricordo, tra l'altro, che il Governo ha recentemente rifinanziato il Fondo di solidarietà nazionale (FSN), dal quale si attinge per pagare gli indennizzi alle imprese agricole colpite da eventi atmosferici avversi, quindi, stavolta, rispetto al passato, ci sarebbe stata anche la probabilità di ristorare gli olivicoltori danneggiati dalla gelata del 2018. Niente da fare, treno perso, vediamo se ce la caviamo meglio con la grandinata del 10 luglio.

Comunicato permanente alla partitocrazia: "In Natura e nella Storia tutto ha un inizio e tutto ha una fine. Voi siete la fine, noi siamo l'inizio, o almeno ci proviamo."